Nell’introduzione al suo testo Archivi dell’acqua salata. Stragi di migranti e culture pubbliche (edito da Futura – ex Ediesse -, pp. 340, euro 20), Pamela Marelli scrive di come ad avere ispirato questo lavoro di raccolta e di studio, durato anni, sia stata la frequentazione delle Scuole Estive, organizzate dall’associazione femminista di Firenze «Il giardino dei Ciliegi» e dalla Società Italiana delle Letterate. In particolare, dal 2011 questi seminari residenziali, ideati da Clotilde Barbarulli e Liana Borghi, si sono concentrati sul tema degli «Archivi dei sentimenti e delle culture pubbliche». In quel periodo, Marelli aveva già esperienza lavorativa in uffici per persone straniere, nonché politica, essendo un’attivista dell’associazione Diritti per tutti, che si era schierata con migranti che a Brescia nel 2010 protestarono, restando sospesi su una gru per diciassette giorni, manifestando così la loro rabbia per il mancato permesso di soggiorno.

L’impianto teorico di questo testo, così ben scritto, fondato su una ricchissima bibliografia, è molto chiaro, Marelli si chiede: «in che modo gli affetti legati a queste tragedie segnano l’immaginario, come si costruisce la dimensione sociale delle emozioni e le conseguenti opinioni». A partire da una tale domanda fondante, procede nella narrazione degli eventi che hanno punteggiato la storia d’Italia, dal momento, gli anni ’90 del secolo scorso, in cui il paese diventa da terra di emigranti, meta di immigrazione.

IL PRIMO FLUSSO che interessò le coste adriatiche fu quello dall’Albania. Marelli ripercorre i primi sbarchi, la reazione della città di Brindisi, lo scandalo dei migranti chiusi nello stadio della Vittoria di Bari, dopo essere sbarcati dalla Vlora. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, fu il primo episodio in Italia di confinamento forzato nei confronti di persone che non avevano commesso alcun reato, prima che con la legge Turco-Napolitano (1998) venissero istituiti i CIE e la pratica di rinchiudere le persone, soltanto perché straniere, diventasse una prassi.

Nel corso del volume sono numerose le narrazioni delle stragi che si sono verificate nel Mediterraneo: la prima è quella del Kater I Rades, una nave in fuga dall’Albania, nel 1997, che venne di fatto speronata e fatta affondare dalla vedetta della Marina Italiana, la Sibilla, che ne causò l’affondamento e di conseguenza la morte in mare di almeno 57 persone. Circa un anno prima, nel 1996, nelle acque del Mediterraneo, era avvenuto un naufragio, a seguito della collisione fra due imbarcazioni, una più grande la Yiohan, che trasportava oltre 400 migranti, e una più piccola su cui avrebbero dovuto effettuare il trasbordo, per raggiungere le coste della Sicilia. Durante questo passaggio, l’imbarcazione minore affondò. Per mesi, nonostante i superstiti poi arrestati in Grecia avessero raccontato della tragedia, anche la stampa italiana, eccezion fatta per il manifesto, ha negato il fatto. I racconti di chi aveva visto annegare i propri famigliari non hanno avuto alcun ascolto: solo quando la Yiohan è stata ritrovata, quello che era stato definito «il naufragio fantasma» prese corpo.

GLI ESEMPI DEGLI ORRORI, delle ingiustizie, di una diffusa credenza, per la quale condividere i diritti e il benessere ne comporta la perdita per coloro che già ce li hanno, sono numerosissimi, del resto Marelli analizza oltre trent’anni di storia dell’immigrazione in Italia, fino alla chiusura dei porti, voluta dall’ex ministro dell’interno Matteo Salvini.
Oltre a un racconto dettagliato dei fatti, a un’analisi bibliografica dei testi sociopolitici e delle risorse giornalistiche, Marelli effettua una ricognizione di documentari e installazioni che hanno raccontato le tragedie del mare, considerando che: «utili sono quelle espressioni artistiche che divulgano il recupero della memoria, non lasciando il compito ai soli saggi storici, che sono poco letti dalla popolazione». Il risultato è la lettura di un’opera storica e di storia della cultura, dedicata a una delle questioni geopolitiche più importanti del nostro presente e del futuro.