domanda che ci facciamo quotidianamente e quasi sempre elaboriamo nella nostra mente una risposta frettolosa sperando di aver indovinato il bidoncino dei rifiuti giusto in cui gettare i nostri scarti. Qualche volta andiamo alla ricerca di un aiuto dall’etichetta sul prodotto, che spesso risulta incompleta o poco chiara: così finiamo per ritrovarci ancora più confusi di prima.

Secondo il dossier elaborato dal magazine Economiacircolare.com e dalla app Junker, infatti, su un campione di 90 etichette esaminate, 10 sono risultate non corrette, 37 incomplete, 7 non riportano alcuna indicazione e 36 sono corrette. Solo nel 40% dei casi, quindi, i cittadini sono informati con chiarezza su come riciclare ciò che buttano.

Le etichette sbagliate o mancanti riguardano tutti i tipi di prodotti: dai generi alimentari ai cosmetici, dai prodotti per l’igiene della casa a quelli destinati alla cottura o alla conservazione del cibo.

Dall’indagine emergono anche diciture ambigue che suggeriscono di rivolgersi «al proprio Comune per conoscere la modalità di smaltimento». Ma in realtà, come precisa Noemi De Santis di Junker, «i Comuni non hanno il personale, le conoscenze e nemmeno l’obbligo di scendere così nel dettaglio. A loro volta ci rimanderebbero probabilmente al numero verde dei gestori della raccolta, ma anche questi ultimi non sono tenuti né a conoscere né a trasmettere tutte quelle informazioni».

Un rimpallo che di certo non favorisce la qualità della nostra raccolta differenziata.

«Siamo in una fase in cui si dovrà introdurre per forza di cose un’armonizzazione: così ci siamo messi nei panni dei consumatori e abbiamo evidenziato le maggiori criticità per fare in modo che il governo e gli organismi competenti intervengano efficacemente – aggiunge Raffaele Lupoli, direttore editoriale del magazine EconomiaCircolare.com –: fornire informazioni chiare ai cittadini è un tassello imprescindibile del corretto trattamento dei rifiuti. Anche le aziende che dovranno adeguarsi ai nuovi obblighi sono in trepidante attesa e per quelle di loro che esportano in più Paesi il problema è ancora più complesso, perché già solo a livello europeo non ci sono regole uniche su quali informazioni inserire su etichette e imballaggi».

Il caos attuale dovrebbe durare ancora pochi mesi, perché nel 2022 entrerà in vigore la norma del decreto legislativo 116/2020 che introduce la cosiddetta «etichetta ambientale», alla cui messa a punto ha lavorato alacremente il Conai con l’Istituto Italiano Imballaggio, Uni, Confindustria e Federdistribuzione, mettendo peraltro a punto specifiche linee guida molto apprezzate anche all’estero. Nell’attesa continueremo ad avere etichette che ci fanno gettare nella carta o nell’umido la carta forno che, invece, con la sua patina di silicone va nell’indifferenziato. Così continueremo ad avere decine di loghi e colori per dire al consumatore «questo è di carta e va nel relativo bidone». Il prossimo anno EconomiaCircolare.com e Junker ripeteranno l’esperimento: staremo a vedere se tra prodotti confezionati all’estero e norme tutte da sperimentare di ridurranno le volte in cui, dubbiosi, ci porremo la fatidica domanda: «E questo dove lo butto?».