Si chiama Comieco ed è il Consorzio nazionale per il recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica. Ovvero carta e cartone. Nel 1985 quando è stato fondato da 12 imprenditori del settore cartario italiano, il suo nome era semplicemente: Comitato per l’imballo ecologico. «Era un momento in cui non si parlava ancora di impatto ambientale, anzi, era scoppiato il boom dell’usa e getta» specifica Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco. «Lo scopo della sua fondazione era far conoscere i vantaggi degli imballaggi ecocompatibili, perché fatti a base di cellulosa», aggiunge. Oggi il consorzio Comieco è un insieme di imprese che concorre nella realizzazione del riciclo di carta e cartone. Carlo Montalbetti è il direttore generale e ci fa un quadro della capacità di recupero e riuso delle materie prime a base cellulosica nel nostro paese.

«In Italia a livello industriale si riciclano più di 5 milioni di tonnellate di carta da macero all’anno. È cresciuto notevolmente, dalla fine degli anni ‘90, il flusso di materiale che proviene dalla raccolta differenziata domestica. Nell’ultimo anno abbiamo calcolato che da essa provengono circa 3 milioni e 300.000 tonnellate. Una parte di questa carta da macero va all’estero, più di un milione di tonnellate, il resto viene interamente riciclato in Italia. Fino al 2005 l’industria cartaria del nostro paese importava circa un milione di tonnellate all’anno. È avvenuta una vera e propria rivoluzione: da paese importatore siamo diventati un paese esportatore di carta da macero. Ci posizioniamo oggi tra i paesi europei più ricicloni e nella raccolta differenziata di carta e cartone siamo assolutamente competitivi con la Germania».

Quali sono i settori più virtuosi in termini di riciclo della carta?

Una buona parte degli italiani con la raccolta differenziata di carta e cartone fa un atto di fede buddista. Nel momento in cui conferisce la raccolta differenziata crede nella reincarnazione. Carta e cartone che vanno a riciclo possono avere fino a sette vite. Nel caso specifico italiano la maggior parte del riciclo viene utilizzata per realizzare imballaggi. In media una scatola viene prodotta con il 90% di carta da macero. Al secondo posto c’è il settore igienico sanitario: dallo scottex ai tovaglioli, fino ai fazzoletti. A seguire l’editoria (giornali, riviste e libri), la cui produzione però avviene essenzialmente all’estero.

Ci sono differenze nella raccolta lungo lo stivale?

I dati più significativi ci dicono che al nord la raccolta differenziata di carta e cartone è quasi stabilizzata, può migliorare ma ormai si fa, e si fa anche bene. L’area oggi in pieno sviluppo della raccolta è il meridione, a cui si affianca il grande problema di Roma. Noi stimiamo che, nel sud, ci siano più di 600.000 tonnellate di carta e cartone che finiscono ancora in discarica e che potrebbero essere intercettate.

Parliamo della filiera del riciclo: cosa succede alla carta che buttiamo nel bidone della raccolta differenziata?

L’industria cartaria, con 7 miliardi di fatturato, è parte di una filiera che, solo in Italia, vale 31 miliardi di euro, con 200.000 addetti. Parliamo di una filiera circolare, chiusa, nella quale il rifiuto torna ad essere materia prima. Il materiale cellulosico correttamente differenziato dai cittadini viene raccolto dal Comune o dal gestore del servizio, portato in piattaforma, selezionato, lavorato e, una volta reso idoneo ad essere reintrodotto nei cicli produttivi, viene trasferito in cartiera dove diventa carta pronta per essere utilizzata per nuovi prodotti. In alcune zone del paese con la carta da raccolta vengono messi anche materiali impropri, uno tra tutti i sacchetti di plastica. È necessario quindi fare una seconda selezione. Su questo punto siamo particolarmente impegnati. A Roma la presenza di impurità nella carta è superiore al 12%. Dal punto di vista industriale, per la lavorazione della carta da macero, il livello che deve essere garantito è l’1% di impurità. Quindi c’è un’attività di selezione che comporta evidentemente anche dei costi.

Perché istituire la prima edizione del mese del riciclo?

I 60 appuntamenti che abbiamo organizzato a marzo, in tutta Italia, vogliono focalizzare l’attenzione sull’utilità di fare bene la raccolta differenziata, perché funzioni il riciclo successivo. Abbiamo aperto gli impianti, organizzato appuntamenti itineranti legati al Palacomieco, mostrando il ciclo del riciclo. A Milano, a Brera, abbiamo raccolto 70 opere di artisti che avevano come elemento centrale la carta riciclata e l’imballaggio. Siamo stati tra i partecipanti della manifestazione Tempo di Libri di Milano dove abbiamo incontrato gli studenti delle scuole. Abbiamo organizzato anche due cacce al tesoro, a Roma e a Napoli, per permettere ai cittadini di conoscere gli impianti che ricevono e fanno la selezione del materiale. A Lucca abbiamo presentato un bando per poter sostenere le migliori invenzioni per lo sviluppo del riciclo di carta e cartone.

Quali sono gli errori più comuni nella raccolta differenziata?

Oltre ai sacchetti di plastica, spesso troviamo anche gli scontrini. Sono in carta termica e non vanno bene per la raccolta differenziata di carta e cartone, devono andare nel sacco nero. Il cartone della pizza d’asporto è un altro errore ricorrente. Molti buttano nella carta anche la parte che è stata a contatto diretto con l’alimento, mentre quella va benissimo nella raccolta dell’organico.

Quali sono i prossimi obiettivi?

Sono due. Il primo è lo sviluppo della raccolta differenziata nel meridione. Si è svolto un consiglio di amministrazione straordinario a Siracusa, per prendere decisioni che aiutino a superare l’emergenza rifiuti siciliana, attraverso una seria raccolta differenziata di carta e cartone. L’altro obiettivo che vorremmo raggiungere è la qualità. Vorremmo aumentare la consapevolezza dei cittadini nel conferire il materiale alla raccolta differenziata. Attraverso premi o sanzioni. A Milano ogni anno vengono inviate più di 60.000 sanzioni ai condomini che non fanno bene la raccolta. Sono strumenti che permettono anche di risparmiare sulla seconda fase di selezione.

Carlo Montalbetti ci tiene a sottolineare come la raccolta differenziata costituisca anche un’entrata per i comuni: «La nostra attività non si basa solo sulla garanzia del ritiro e del riciclo ma anche su corrispettivi». «Lo scorso anno abbiamo versato nelle casse dei comuni più di 100 milioni di euro», spiega. E aggiunge: «Fare la raccolta differenziata è un guadagno per i comuni, perché, oltre al corrispettivo che diamo, hanno anche una drastica riduzione dei costi di discarica».