È un curioso destino quello di Riccardo Sinigallia, arrangiatore e produttore tra i più stimati con un elenco infinito di titoli che comprende i primi lavori di Niccolò Fabi, i Tiromancino, l’album di debutto di Motta, e autore in proprio di tre dischi tanto belli quanto poco considerati del grande pubblico. Il quarto, Ciao cuore, uscito ieri a quattro anni di distanza da Per tutti, è un progetto ancora una volta lavorato di cesello, pop di classe ma accessibile e chissà che finalmente sia quello della svolta decisiva. «Non ho mai pensato – racconta – di dedicarmi esclusivamente all’attività solista. Produrre e scrivere per altri mi permette di… mantenermi economicamente ma è anche un nutrimento perché non mi vedo assolutamente nei panni del cantante che pensa sempre e solo all’album successivo. Il fatto di poter diversificare i miei lavori, da quello sperimentale con i The Producers – in cui sono coinvolti anche scienziati – a Motta, è decisamente stimolante».

Arrangiamenti complessi, cura maniacale nel suono, in un progetto seguito con scrupolo anche da Caterina Caselli e la Sugar, l’etichetta con cui ha inciso gli ultimi due lavori: «Io sono molto naif, vado spesso ad istinto, e nelle mie canzoni convergono anche le passioni che passano dal cantautorato all’elettronica fino al progressive. In Ciao cuore ci sono alcuni pezzi che avevo pensato per i dischi precedenti ma che non mi convincevano. Li ho decontestualizzati ripensandoli completamente».

Che vita c’è nasce da una lettera di Valerio Mastandrea, dedicata alla tragedia di Federico Aldrovandi, giocata su crescendi emozionanti: «Ho cercato di rispettare l’impeto di Valerio, la sua rabbia quando mi ha portato questo scritto di due pagine, che poi è diventato il mio perché mi sono immedesimato. Potevo essere io Aldrovandi, nottate come quella anch’io ne ho attraversate tante, con più fortuna certo. Non sono casi ricorrenti ma sono già troppi, perché non dovrebbe accadere in uno stato di diritto. È un momento dove è altissima la tensione sociale, e questi episodi rischiano di moltiplicarsi. Il «problema» della sicurezza è che molte persone la vedono come barriera contro le proprie paure».

Dudù – dedicata alla tata di Capo Verde – è lo spunto per un’altra riflessione di carattere sociale legata al tema dell’immigrazione: «Era una ragazza di Capoverde arrivata da sola in Italia a ’sostituire’ mia madre. E l’ha sostituita davvero, senza di lei e le sue passioni non sarei mai diventato musicista, non avrei scoperto il reggae e una certa gioia di vivere.»

Spesso le canzoni di Riccardo finiscono nelle colonne sonore: «Sono collaborazioni che nascono in maniera molto naturale, cosa difficile nel mondo della musica pop. Ci sono registi e attori che mi apprezzano. Valerio mi ha chiamato per inserire una mia canzone in Non sono cattivo, il film di Claudio Caligari. In un primo momento mi avevano chiesto di rifare un brano dei Clash, non veniva male ma non mi convinceva. Poi Laura, la mia compagna, mi ha suggerito di fargli sentire A cuor leggero. Pensavo fosse troppo facile, leggera, una forzatura in quel contesto. E invece sono rimasti tutti molto contenti». Ciao cuore verrà presentato in un tour a inizio 2019: prime due date il 25 gennaio alla Santeria Social Club di Milano e il 16 febbraio al Monk Club di Roma.