«La Fondazione gli ha espressamente comunicato che se non avesse sottoscritto il verbale di conciliazione allegato non avrebbe più lavorato per la Fondazione San Carlo»: una dichiarazione che si è ripetuta per sei volte il 19 febbraio, presso la Direzione territoriale del lavoro di Napoli, e che si traduce in un ricatto o, per essere precisi, un’”estorsione negoziale” che secondo l’avvocato Francesco Andretta si sarebbe consumata a danno di due coristi e quattro ballerini dello stabile lirico partenopeo. La vicenda comincia il 18 settembre: il teatro, retto all’epoca dal commissario inviato dal Mibact Michele Lignola e dalla soprintendente Rosanna Purchia, indice un bando per la prossima produzione. Si tratta di un contratto di un mese il cui perfezionamento viene però subordinato alla firma di una conciliazione «per dirimere eventuali controversie» presso la Direzione territoriale del lavoro (Dtl).

Per tutti c’è un testo già compilato dal San Carlo che prevede la rinuncia alle «spettanze dovute per il parziale mancato godimento delle ferie e dei riposi compensativi», nel caso più grave si va da dicembre 2000 a ottobre 2014, la Fondazione in cambio si impegna a versare la miseria di cento euro. «In una controversia – prosegue l’avvocato – la base di partenza sarebbe stata di circa 15 mila euro, poi magari ne porti a casa 5. Una sproporzione così forte secondo la giurisprudenza è indice di una mancanza di libera volontà». Non solo, col verbale si rinuncia a qualsiasi eventuale pretesa relativa ai contratti passati come differenze retributive, di inquadramento, Tfr, tredicesima, indennità legate alla cessazione del rapporto, danno professionale. «È la prima volta che succede in un Lirico in Italia», nota Andretta.

Solo sei dei convocati si rifiutano di firmare. La commissione non ratifica i loro atti poiché ravvisa una «volontà coartata» ma il San Carlo ripresenta i verbali il giorno dopo a una commissione differente e il 6 dicembre c’è la firma. I sei però fanno causa. A gennaio è tempo di siglare il contratto per la produzione successiva e gli artisti si ritrovano ancora alla Dtl per un nuovo verbale, in questo è aggiunta la clausola della rinuncia all’impugnativa. I legali fanno un esposto, le parti si ritrovano alla presenza del nuovo direttore della Dtl, Giuseppe Cantisano, ed è allora che arriva l’esplicita ammissione: senza rinuncia ai diritti al San Carlo non ti fanno lavorare. Maria Pia Gaeta, direttore del personale del Lirico, spiega di aver predisposto tutti i verbali di conciliazione «dietro espressa direttiva del Commissario straordinario» ma rifiuta di firmare la trascrizione dell’incontro.

È finita che i sei sono rientrati a lavoro solo quando si è insediato il nuovo Consiglio di indirizzo e il sindaco, in qualità di presidente, ha sottoscritto i loro contratti. Il contenzioso va avanti al tribunale penale e del lavoro. Lignola si è spostato nel Cdi in rappresentanza del Mibact e la Purchia è stata confermata soprintendente, su pressione di Regione, ministero e Camera di commercio.