Dire la verità e dichiarare l’emergenza climatica. Agire immediatamente per fermare la perdita di biodiversità e per azzerare le emissioni di Co2 entro il 2030. Trasferire il potere decisionale ad assemblee di scienziati e cittadini per trovare soluzioni efficaci a fermare il collasso climatico e il tracollo sociale a cui stiamo andando incontro. Sono i tre ambiziosi obiettivi del movimento ecologista Extinction Rebellion (Xr).

«Questa non è un’apocalisse distante. Le persone stanno morendo e soffrendo in tutto il mondo proprio adesso – scrivono gli attivisti sul loro sito rebellion.earth – Intere specie stanno per estinguersi. E la situazione peggiorerà. Il tempo di agire è adesso. Non puoi contare su di noi o su Greta perché qualcuno lo faccia. Devi guardarti dentro e ribellarti».

XR È BALZATO agli onori delle cronache mondiali il 17 novembre 2018, quando migliaia di «ribelli» paralizzarono Londra bloccando per ore i cinque ponti principali che scavalcano il Tamigi. Circa due settimane prima, il 31 ottobre, oltre mille attivisti si erano radunati davanti al parlamento britannico in una grande assemblea per proclamare la «Dichiarazione di ribellione».

La mobilitazione era stata lanciata attraverso l’appello di un centinaio di accademici a maggio dello stesso anno. Da allora le azioni non violente di disobbedienza civile e disruption (perturbazione, disturbo, rottura) dei normali flussi metropolitani e dell’ordinaria vita politica non si sono fermate. Memorabili i blocchi dei più importanti snodi londinesi andati avanti per giorni intorno alla metà di aprile 2019. La polizia rispose con più di 1.100 arresti.

NEL FRATTEMPO Xr si è diffuso ai quattro angoli del pianeta: dagli Stati Uniti all’Australia, dal Canada alla Nuova Zelanda, dal Sud Africa all’Europa. A gennaio 2019 è nato anche Extinction Rebellion Italia. Tra i fondatori Marco Bertaglia, ricercatore interdisciplinare nelle scienze della sostenibilità sociale e ambientale. Dopo nove mesi esistono gruppi locali a Roma, Torino, Milano, Bologna, Bari e in altre città.

«Se vedi che stai andando a sbattere contro un muro non pensi a quale virata potresti fare, tiri il freno», dice Lorenzo, uno degli attivisti del gruppo romano. Ha 37 anni, di cui dieci trascorsi come cooperante in America Latina. Frequenta un master in scienze ambientali all’università Bicocca di Milano. «I governi devono fare ciò che è necessario, non ciò che è possibile. Altrimenti vivremo, noi in prima persona, la peggiore catastrofe della storia umana: carestie, fame, profughi climatici, nuove guerre, violenza diffusa», afferma.

PER PROVARE A IMPORRE un cambio di rotta, Xr ha adottato la strategia della disobbedienza civile non violenta. Secondo gli attivisti è una questione di efficacia. «Questo tipo di mobilitazioni hanno le possibilità di successo più alte», sostiene Alessia, 42 anni e un lavoro nel mondo della comunicazione. La non violenza aiuterebbe a rendere evidente la violenza dello Stato e del modello sociale ed economico, guadagnando così il consenso delle persone per convincerle ad agire. Secondo le stime di Xr, basate sullo studio di altri movimenti, mobilitando il 3,5% della popolazione si possono ottenere risultati concreti.

LA FORMAZIONE a questo tipo di pratica politica è una delle attività che i gruppi locali organizzano con frequenza nelle diverse città. I nodi si strutturano secondo un vero e proprio «format» che combina incontri dal vivo e comunicazione digitale, assemblee plenarie e gruppi di lavoro. Tra questi: strategia, logistica, legale, comunicazione, arte, outreach e cultura rigenerativa. Con il termine inglese si fa riferimento ai momenti di sensibilizzazione e divulgazione, cioè di apertura verso l’esterno. «Cultura rigenerativa», invece, è un concetto che rimanda al prendersi cura non solo dell’ambiente, ma anche delle relazioni tra le persone, con una particolare attenzione agli attivisti impegnati nelle iniziative di protesta.

«Come esseri umani siamo tutti parte di un sistema tossico da cui dobbiamo uscire con scelte politiche e una nuova cultura – afferma Lorenzo – La più grande bugia è dare la colpa dei cambiamenti climatici alla persona singola. Servono azioni di sistema. Quanto fatto finora è nulla. I governi si sono mostrati incapaci». Xr si definisce un movimento «fratello» dei Fridays For Future. Li differenzia una maggiore trasversalità generazionale e la strategia di azioni di disturbo, blocco e perturbazione che non necessariamente rispettano la legge. «La situazione è troppo grave per chiedere il permesso di essere ascoltati», dice Alessia.

TRA IL 7 E IL 13 OTTOBRE il movimento ha indetto la settimana di «Ribellione internazionale». Sono attese mobilitazioni in tutte le capitali dei paesi in cui Xr è attivo: Wellington, Sidney, Varsavia, Berlino, Vienna, Roma, Parigi, Londra, Madrid, Montreal, New York e Città del Messico.

A Roma la «casa della ribellione» sarà nello spazio sociale Brancaleone. Da martedì prossimo, dieci attivisti condurranno uno sciopero della fame a Montecitorio, per chiedere al parlamento di dichiarare l’emergenza climatica. Sono attese azioni comunicative e di disturbo del traffico e momenti di dibattito in spazi pubblici. «Sarà la prima uscita di Xr in Italia, solo l’inizio di qualcosa che crescerà», promettono gli attivisti.