Una manifestazione partecipata, forte e unitaria dei lavoratori Alitalia quella di ieri mattina a piazza San Silvestro a Roma. E che ha prodotto nel pomeriggio un primo risultato: dopo mesi di silenzio, il ministero dell’Economia ha annunciato l’apertura di due tavoli, intervenendo da un lato direttamente su Ita per riaprire la trattativa sulle assunzioni e sul contratto, dall’altro al ministero del Lavoro per gli ammortizzatori per gli 8 mila esuberi che saranno senza cassa integrazione e tutele dal 21 settembre.

Da qui a pensare che il piano industriale di Ita – solo 52 aerei e 2.800 assunzioni – cambi ce ne passa. Ma il richiamo al presidente Altavilla e la critica al suo «metodo Fca» – uscire dal contratto nazionale, tagliare il salario e scegliersi i sindacati (le associazioni professionali Anpav, Anpac e Assovolo) che lo avrebbero avallato – era un passo non scontato.

SPOSTATA DA PIAZZA Montecitorio alla vicina San Silvestro per ragioni di permessi, la manifestazione unitaria dei lavoratori Alitalia – di tutti i settori: piloti, personale di volo, di terra senza dimenticare handling e manutenzione di cui nessuno parla – ha riempito la piazza richiamando anche quasi tutte le forze politiche e i candidati sindaci a Roma.

Le contestazioni a Roberto Gualtieri – reo di aver avviato la procedura di nascita di Ita – si sono fermate quando il candidato sindaco del Pd ha ribadito il totale appoggio alle richieste sindacali: «Rivedere il piano industriale di Ita e garantire gli ammortizzatori a tutti i lavoratori Alitalia». Gualtieri è poi rimasto fino a fine manifestazione, ascoltando tutti gli interventi dei sindacalisti.
Molto applaudito e realista quello di Maurizio Landini che è partito riconoscendo il fatto che «la situazione è complessa» per poi attaccare «chi è stato chiamato dal governo a gestire la nuova compagnia (Altavilla, ndr) e ha condotto la trattativa con diktat e ricatti sul contratto, scegliendosi i sindacati che lo avrebbero firmato». Allo stesso modo Landini, riferendosi ad uno dei criteri con cui Vestager ha imposto discontinuità tra Alitalia e Ita, considera «inaccettabile che la commissione Europea scelga che tipo di contratti debbano essere applicati ai lavoratori italiani», sottolineando la portata generale di un precedente come questo: «Se in ogni caso di crisi si arriva a sostituire il contratto nazionale con un semplice regolamento aziendale c’è un problema per tutto il mondo del lavoro e per il paese».

PER IL SEGRETARIO DELLA CGIL dunque si può «affrontare la complessità e la gravità della situazione con una trattativa in cui il governo deve essere coinvolto perché stiamo parlando di soldi pubblici per arrivare alle mediazioni necessarie – che andranno votate dai lavoratori – ma che non possono contemplare licenziamenti» e «all’interno di una riforma dell’intero sistema aereo».

Conclusa la manifestazione con la promessa che «la mobilitazione non finisce qui», i sindacalisti di Fit Cisl, Filt Cgil e Uilt più l’Usb si sono spostati al ministero dell’Economia dove nel pomeriggio sono stati ricevuti dalla viceministro Laura Castelli del M5s. Grazie all’intervento del ministro del Lavoro Andrea Orlando, Castelli ha potuto annunciare l’avvio dei due tavoli con annesse convocazioni già spedite ai sindacati. «Abbiamo ricevuto rassicurazioni da Ita sul fatto che convocherà nuovamente i sindacati, sulla base dei testi distribuiti, per proseguire le interlocuzioni relative all’assunzione del nuovo personale», con il ministero del Lavoro «assicureremo a tutti i dipendenti di Alitalia un percorso di politiche attive, finalizzate al reinserimento di queste professionalità nel mercato del lavoro», è la sua nota.

I CONFEDERALI A QUEL PUNTO sono tornati a piazza San Silvestro a illustrare ai lavoratori in attesa l’esito del confronto con il governo. «Si riapre il tavolo di trattativa con la nuova società Ita, ma in un alveo di confronto reale e che preveda il graduale riassorbimento del personale Alitalia e condizioni contrattuali condivise per i dipendenti», scrivono Fit Cisl, Filt Cgil e Uilt. Per l’Usb la soddisfazione è accompagnata dalla richiesta di «superare quel formalismo che finora ha reso il confronto parziale, senza fornire certezze alle migliaia e migliaia di lavoratori interessati».