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Rialto Sant’Ambrogio, i lucchetti comunali all’insaputa della giunta

Rialto Sant’Ambrogio, i lucchetti comunali all’insaputa della giuntaIl Rialto Sant'Ambrogio dopo lo sfratto

Roma Capitale Sigillata la storica sede di associazioni non profit per ordine del Patrimonio. L’assessore Mazzillo: non sapevo. E poi annuncia un provvedimento per recepire lo stop agli sfratti votato all'unanimità dal Consiglio. Sull’immobile in concessione si è abbattuta la scure della Corte dei Conti

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 17 febbraio 2017

La polizia municipale si è presentata ieri mattina da sola, senza la scorta di altre forze dell’ordine, per mettere i sigilli al Rialto, lo spazio comunale del Portico d’Ottavia che ospita da decenni associazioni storiche non profit come il circolo Gianni Bosio, il Forum italiano dei movimenti per l’acqua e l’associazione Rialto Sant’Ambrogio Circolo Arci. L’ordine di sgombero è stato eseguito appena una settimana dopo che l’intera Assemblea capitolina, all’unanimità, aveva impegnato la sindaca e la giunta a darsi da fare per sospendere tutti i provvedimenti di «rilascio» emanati dal Dipartimento Patrimonio che pendevano sugli immobili di Roma Capitale dati in concessione «per attività senza fine di lucro». Nemmeno il tempo, per l’amministrazione a 5 Stelle, di recepire l’atto che, in modo del tutto inconsueto, ha visto schierati dalla stessa parte consiglieri di opposizione e quelli di maggioranza.

E D’ALTRONDE sarebbe stato difficile, per la sindaca Virginia Raggi e la sua giunta, mettersi di traverso all’azione della Corte dei Conti che da qualche mese ha deciso di applicare alla lettera cavilli burocratici e prezzi di mercato nelle concessioni degli immobili “indisponibili” (ossia non vendibili) del Comune di Roma. I giudici contabili, infatti, dopo aver rilevato irregolarità (spesso puramente burocratiche e dovute al passo elefantiaco con cui si muove la macchina amministrativa capitolina) in decine e decine di contratti, ha chiamato direttamente alcuni dirigenti a rispondere personalmente del presunto danno erariale, costringendoli in questo modo ad emettere una serie di ordini di sgombero che non fanno alcuna distinzione tra gli “scandalosi” canoni di “Affittopoli” e le realtà che da anni lavorano per e dentro il territorio (vedi l’inchiesta di Stefano Simoncini pubblicata su queste pagine il 15 e il 21 gennaio scorsi).

L’ASSESSORE AL BILANCIO e Patrimonio, Andrea Mazzillo, però cade dalle nuvole. «Non ne sapevo nulla dello sgombero», avrebbe detto ai rappresentanti delle associazioni che dimorano al Rialto, ricevendoli dopo che l’ordine era stato eseguito: «Si tratta – ha aggiunto – di un’attività già programmata da tempo dal dipartimento competente (il suo, ndr) per riacquisire al patrimonio comunale un bene necessario allo svolgimento delle attività istituzionali del Municipio e ridurre quindi i fitti passivi». Va chiarito che per la Corte dei Conti i canoni d’affitto devono essere calcolati su presunti valori di mercato. Presunti perché, tanto per fare un esempio, al Circolo Gianni Bosio si chiede di versare 1,5 milioni di euro per colmare la differenza tra il canone «di mercato» e quello pagato dal 2000, anno in cui la concessione sarebbe diventata «irregolare», ad oggi (come racconta il presidente Alessandro Portelli). E al Forum dell’Acqua, «che occupa dal 2006 una sola stanza dell’immobile – riferisce Simona Savini – hanno chiesto 84 mila euro».

L’AMMINISTRAZIONE però intende correre ai ripari, almeno così promette, pur ammettendo che «l’ultima parola spetta in ogni caso agli uffici competenti». Oggi stesso «verrà sottoposta all’approvazione della Giunta – ha promesso Mazzillo – una memoria che, sostanzialmente, recepisce l’ordine del giorno approvato all’unanimità dall’Assemblea Capitolina lo scorso 9 febbraio. Sulla base del provvedimento che verrà approvato, daremo mandato agli uffici di sospendere i provvedimenti di rilascio degli immobili dati in concessione per attività senza fine di lucro, nelle more dell’approvazione del nuovo Regolamento sulle concessioni attualmente in discussione presso la competente commissione Patrimonio di Roma Capitale».

Provvedimenti almeno tardivi. E che peraltro non avrebbero alcun effetto retroattivo, quindi inutili per le associazioni del Rialto. «Non siamo in una buona situazione: la memoria di giunta probabilmente non avrà efficacia su di noi – spiega Paolo Carsetti del Forum acqua pubblica, l’organizzazione che ha portato alla vittoria del referendum del 2011, supportato dallo stesso M5S – L’amministrazione sta verificando collocazioni alternative ma al momento sembra non ci sia modo per farci rientrare». Il Rialto Sant’Ambrogio «è stato ed è patrimonio fondamentale per la vita politica, sociale e culturale di Roma, proprio per il lavoro e per le battaglie che da decenni le associazioni che hanno sede tra quelle mura svolgono», ricorda Simona Sinopoli, presidente di Arci Roma, notando il paradosso dei sigilli posti «poco prima dell’annunciata moratoria sugli sfratti».

E IN EFFETTI NON POTEVA essere più chiaro, il Consiglio comunale, nello schierarsi all’unanimità per uno stop agli sfratti. La giunta però ha fatto proprie le imposizioni dei giudici contabili, tanto che nella bozza del nuovo regolamento per le concessioni degli immobili indisponibili che sta circolando da giorni ha inserito una norma transitoria che impone agli affittuari di «versare a titolo transattivo per il pregresso una somma, rateizzabile fino a un massimo di 36 mesi, pari al 75% dei canoni di locazione dovuti calcolati al 100% del valore di mercato, dalla data di scadenza della concessione fino presentazione dell’istanza». Il Circolo Gianni Bosio potrebbe così mettersi in regola versando “solo” 1 milione e 125 mila euro. Un’assurdità che evidentemente appare chiara al Consiglio ma non alla giunta pentastellata.

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