«Il 26 gennaio votano donne e uomini e non i pesci. Quindi sono contento». Accecato dalla propaganda elettorale Matteo Salvini non capisce il senso della mobilitazione permanente delle «sardine». Che non sono comizianti in servizio effettivo come lui. E a cui delle elezioni interessa poco e nulla. Infatti a Riace si raccolgono in centinaia intorno a Mimmo Lucano e delle imminenti regionali calabresi non si parla affatto.

Lo stesso Lucano ammette candidamente che forse nemmeno andrà a votare perché «Callipo (il candidato del centrosinistra, ndr ) è funzionale alle destre». Qui invece si parla d’altro. «Siamo nel luogo simbolo di ogni messaggio che parli di pace, tolleranza, dialogo, inclusione. Questo è il luogo divenuto negli anni un modello studiato e apprezzato a livello internazionale per l’efficacia con cui ha saputo indicare la via più ragionevole e civile per gestire il fenomeno migratorio» dice Jasmine Cristallo, promotrice dell’iniziativa.

Nonostante il gelido grecale sono in centinaia, senza bandiere come richiesto dagli organizzatori. Lucano li accoglie in piazzetta, davanti la sede dell’Associazione «Città Futura» e all’entrata della Taverna Donna Rosa, dal nome di una venditrice ambulante di stracci che nella piazza di fronte alla taverna teneva il suo mercato. E’ uno di quei tasselli della memoria riacese che il successore di Lucano, Tonino Trifoli, vuole smontare pezzo per pezzo. Sono gli scalpi lucaniani che deve portare in dote a Salvini. E anche la stessa taverna rischia la dismissione se non si fa rapidamente una proposta di acquisto. La comunità perderebbe il suo fulcro e ne sarebbe impoverita. Un tempo, quando c’era Lucano, era aperto anche un ambulatorio promosso dall’associazione Jimuel.

Oggi non più. Era un servizio importante di presidio sanitario pubblico e gratuito a vantaggio dei migranti e dei cittadini della Locride. In piazza c’è «il medico dei poveri» Isidoro Napoli, l’animatore dell’ambulatorio che racconta le vicissitudini del presidio. Dice che è stato identificato uno spazio in cui potrà essere insediato, ma questo necessita di lavori strutturali di adeguamento.

Riace cerca, dunque, di ripartire anche dalle sardine. Il 2019 è stato un anno difficile. Grazie alla fondazione «…è stato il vento» si prova a ricostruire dalle macerie che i decreti Salvini e la nuova sindacatura leghista hanno seminato in questi mesi. Si cerca di portare un po’ di speranza nel borgo attraverso una serie di iniziative concrete. Come il «Progetto Frantoio delle Comunità», supportato dalla fondazione per l’avvio della lavorazione, che attualmente è autonomo. È appena terminata la raccolta delle olive cui hanno lavorato una ventina di persone (riacesi e migranti) assunte con contratti regolari.

L’olio è risultato di ottima qualità ed è già apprezzato in tutta Italia grazie alla commercializzazione in bottiglia dei primi 1.000 litri. Anche le botteghe sono state in parte riaperte. Ci lavorano sedici persone fra migranti e riacesi. Lo stesso Asilo Parentale funziona a pieno regime. Per quanto riguarda l’accoglienza e l’integrazione di richiedenti asilo, attualmente risiedono nel borgo una quarantina di migranti che hanno scelto di rimanere e di condividere questa ripresa.

Una ripartenza faticosa di una realtà che rappresenta e interpreta un altro modo di intendere la questione migranti e la qualità della vita per tutti, e che è stata letteralmente «bombardata» per motivi politici. Riace è anche la prima piazza meridionale scelta dalle «sardine» per spostare la mobilitazione dalle grandi realtà ai piccoli centri. E come affermano i promotori è «l’occasione per iniziare dal sud ad arginare gli effetti di una visione politica pericolosa e violenta, che, come dimostrano le notizie belliche di queste ore, rischia di trascinare il mondo fino a un punto di non ritorno». Lucano annuisce e dice: «Anche io navigo in mare aperto come loro. Quando si manifesta per dire quel che si pensa è sempre un fatto importante. Dobbiamo costruire entusiasmo, non isolamento. E spero che questo messaggio di umanità arrivi anche a chi è rimasto a casa».