Lavoro

Revoca concessioni a Autostrade: a rischio 9mila lavoratori

Crisi Industriali Oltre a Aspi, anche Spea e Pavimental Genovesi (Fillea): basta propaganda, siano tutti garantiti

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 21 gennaio 2020

Riparte lo scontro politico sulla vicenda delle concessioni ad Autostrade. Mentre la società dei Benetton ha cambiato management e ha proposto un piano di investimenti e manutenzione da 7,5 miliardi per evitare la revoca delle concessioni, ieri Italia Viva ha deciso di presentare un emendamento soppressivo all’articolo 35 del decreto Milleproroghe, in discussione alla Camera, che prevede il percorso da seguire in caso di revoca con la transizione durante la quale la gestione passa ad Anas, riducendo le eventuali penali a carico dello Stato per la revoca stessa.
La mossa conferma come i renziani siano contrari alla revoca e alla ri-nazionalizzazione delle autostrade.
Nessuno invece sembra interessarsi del destino degli 8.650 lavoratori che ora operano nel comparto e che rischiano il posto. Oltre ai 7.500 dipendenti diretti di Autostrade per l’Italia infatti ci sono i 750 di Spea – anch’essa società del gruppo Atlantia che si occupa di progettazione, direzione lavori, monitoraggio – e i 400 di Pavimental – anch’essa azienda del gruppo con appalti per la costruzione e manutenzione delle autostrade.
A denunciare come «i lavoratori sono presi in ostaggio da una parte dai Benetton e dall’altra dalla demagogia politica» è il segretario generale della Fillea Cgil Alessandro Genovesi. «Non possono essere i lavoratori a pagare la guerra politica a colpi di propaganda tra Di Maio che ha promesso di revocare le concessioni ad Autostrade e Renzi che le vuole difendere e non vuole che tornino ad Anas», attacca Genovesi. «Al netto di qualsiasi decisione va messo nero su bianco e data priorità assoluta al fatto che non si tocchi alcun lavoratore e le sue condizioni contrattuali, così come non vanno toccati i 5 miliardi di investimenti previsti in Autostrade».
Sul tema delicato di come riformare un sistema che il crollo del ponte Morandi ha dimostrato essere nefasto, il sindacato ha una posizione aperta che parte da un presupposto chiaro. «Da anni denunciamo come il sistema regolatorio sul comparto autostradale non funzioni – sottolinea Genovesi – . Dalla privatizzazione siamo arrivati ad Autostrade per l’Italia che ha un monopolio privato senza che esista un’autorità pubblica degna di questo nome. L’Autorità sui Trasporti, a differenza di quelle sull’energia e gli altri Garanti, non ha alcun potere sanzionatorio che possa intervenire sul rapporto tra tariffe autostradali e investimenti. Ai Benetton sono state garantite entrate fuori mercato e la possibilità di fare poca manutenzione investimenti».
Sul possibile sistema futuro la Fillea Cgil non vede «il ritorno al controllo pubblico diretto come un tabù, a patto però che Anas, in questi anni è stata svuotata di competenze e lavoratori per la progettazione e la manutenzione, sia rilanciata. Ora non sarebbe in grado di garantire entrambi, mentre abbiamo l’enorme problema di chi faccia manutenzione sui migliaia di chilometri di strade provinciali, senza competenza dopo l’altra riforma demagogica dell’abolizione delle Province», conclude Genovesi.

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