Le prime accuse alla cancelliera Angela Merkel non si sono fatte attendere. Non erano passate nemmeno due ore dalla strage di Berlino che il leader di Alternative für Deutschland (AfD) nel più importante Land del Paese, il Nordreno-Westfalia, già twittava: «Sono i morti di Merkel». Inevitabile: la destra anti-profughi sarebbe irriconoscibile se non provasse a strumentalizzare questo genere di eventi.
Ieri ha rincarato la dose il numero due del partito a livello nazionale, Alexander Gauland, con parole più misurate nei toni ma identiche nella sostanza: «Dobbiamo una volta per tutte riconoscere che questo orribile atto è anche una conseguenza della perdita del controllo ai confini tedeschi. Abbiamo sempre fatto notare che la politica sui profughi di Angela Merkel comporta pericoli molto grandi». E ancora: «Questi attentati terroristici non sono casi isolati. Si collegano direttamente all’immigrazione incontrollata dall’area musulmana alla Germania». Lo scontro di civiltà è servito.

La cancelliera vuole evitare che gli attacchi degli xenofobi facciano breccia, e per questo ieri ha scelto di mettere le mani avanti: non vuole essere accusata di ignorare la realtà, come in passato le è stato rimproverato, anche dentro la sua Cdu. E così nella dichiarazione ufficiale, resa prima che emergessero i dubbi sul presunto colpevole, la leader democristiana aveva esplicitamente citato la possibilità che il responsabile fosse un profugo: «Sarebbe ripugnante, particolarmente nei confronti dei tanti tedeschi che quotidianamente sono impegnati nell’accoglienza. E anche – ha continuato Merkel – di fronte a quelle tante persone che hanno bisogno della nostra protezione e che cercano di integrarsi nel nostro Paese».

Parole chiare, ma nessun cambio di rotta ulteriore: la linea sui profughi è già stata «corretta» a inizio anno dopo i fatti di Colonia, le «porte aperte» sono un lontano ricordo. Eppure, per il governatore della Baviera e leader della Csu, Horst Seehofer, ogni occasione è buona per chiedere un ulteriore giro di vite: di fronte ai microfoni ieri mattina ha lanciato una cinica frecciatina all’amica-nemica cancelliera, chiedendo di «ripensare la politica sull’immigrazione». Un preannuncio di nuove serie turbolenze con il partito-fratello Cdu.

Il presidente della Repubblica Joachim Gauck invita a non farsi trascinare in una spirale di odio, mentre la grande stampa prende nettamente le distanze dalle infami strumentalizzazioni della Afd: in un durissimo commento l’autorevole testata liberal-conservatrice Frankfurter Allgemeine (Faz) stigmatizzava «ogni tedesco democratico» che stia prendendo in considerazione l’ipotesi di votare la destra populista alle elezioni politiche di settembre. «Ragionevolezza e misura» chiede la Linke attraverso i suoi cosegretari Bernd Riexinger e Katja Kipping: «Chi aizza contro gli stranieri attraverso indebite generalizzazioni, o chi chiede un inasprimento delle regole sui profughi distorce intenzionalmente la realtà».