È una partita a scacchi quella che si sta consumando sul Muos di Niscemi. Una partita complicata che si sta giocando fuori e dentro le aule di tribunale. Nemmeno un mese fa il Consiglio di giustizia amministrativa (Cga) di Palermo aveva accolto la richiesta del ministero della Difesa, dichiarando inammissibile l’appello incidentale proposto da Legambiente sui procedimenti amministrativi che avevano autorizzato la realizzazione della stazione di trasmissioni militare degli Usa. I giudici, in sostanza, avevano messo una pietra sopra alle mole di documenti con i quali gli ambientalisti dimostravano che in quell’area non si poteva neppure poggiare un mattone. E invece, ora, il colpo di scena. L’ennesimo.

Per il Tribunale di Caltagirone la zona rimane sotto sequestro. Motivo? C’è il divieto di costruire. Inedificabilità assoluta, scrive il giudice Cristina Lo Bue. Tutto fermo, dunque. Il Tribunale ha rigettato la richiesta di dissequestro presentata dall’avvocatura dello Stato, su input del ministero della Difesa, che sta giocando la sua partita sul doppio binario, amministrativo e ordinario. Una richiesta che non ha convinto il giudice, che invece ha accolto l’istanza di mantenimento dei sigilli proposta dal procuratore di Caltagirone, Giuseppe Verzera, e dall’avvocato Goffredo D’Antona, che rappresenta l’associazione antimafia Rita Atria. Il ministero aveva depositato la sua richiesta dopo che il Cga, il 6 maggio, aveva chiuso la vicenda delle autorizzazioni rilasciate dalla Regione, ritenendole legittime.

Una decisione, quella dei giudici amministrativi, ritenuta adesso ininfluente dal Tribunale sul piano penale, che considera ancora valide le motivazioni per il sequestro perché il Muos si trova in un’area ambientale e non edificabile.

Il pronunciamento del Cga era stato accolto con stupore dai legali di Legambiente, che avevano comunque ipotizzato il ribaltamento della questione in sede di giustizia ordinaria, poiché «il giudice amministrativo non entrava nel merito della questione, lasciandola del tutto aperta e quindi da affrontare in sede penale nel processo», che si è aperto il 20 maggio a Caltagirone e subito rinviato al 22 luglio per omessa notifica a due imputati.

Sul banco degli imputati, un dirigente della Regione siciliana e sei imprenditori accusati di abusivismo edilizio e violazione della legge ambientale per la costruzione del Muos. Dal fascicolo è stata stralciata la posizione di un cittadino statunitense, un civile, Mark Gelsinger. Gli imputati sono l’ex dirigente dell’assessorato regionale Territorio e ambiente Giovanni Arnone, il presidente della Gemmo Spa, Mauro Gemmo, e Adriana Parisi, della Lageco, società che hanno costituito l’Ati «Team Muos Niscemi» vincitrice della gara del 26 aprile 2007. E ancora: il direttore dei lavori, Giuseppe Leonardi, e i titolari di tre imprese che hanno lavorato in subappalto: Concetta Valenti della Calcestruzzi Piazza Srl, Carmelo Puglisi della Pb Costruzioni e Maria Rita Condorelli della Cr Impianti srl.

Nessun commento alla decisione del Tribunale sul sequestro dal consolato Usa.