Mancano i respiratori per i malati più gravi e il commissario straordinario Arcuri scarica le colpe su Consip e sulle restrizioni alle esportazioni. Ma c’è anche chi si è offerto di produrli gratis e non è stato preso in considerazione.

Un posto letto adatto ad accogliere un malato grave di Covid-19 deve essere munito di ventilatore polmonare in grado di assistere il paziente che non riesce a pompare ossigeno a sufficienza. I ventilatori a disposizione del sistema sanitario italiano sono più dei posti letto: in tutto, l’annuario statistico del ministero della Salute censisce quasi 19 mila ventilatori polmonari. Ma devono bastare anche per le sale operatorie. Per aumentare la capacità del sistema sanitario, la Protezione Civile ne sta cercando altri.

Recuperarli si sta rivelando più difficile del previsto. «Oggi consegniamo 136 ulteriori impianti di terapia intensiva, negli ultimi due giorni ne abbiamo consegnati 242», ha detto il commissario Arcuri, dimostrando come si proceda per piccoli numeri. Le Regioni ieri hanno protestato per i ritardi con il commissario, che a sua volta ha scaricato le responsabilità. In primo luogo, sulle restrizioni alle esportazioni attuate da molti Paesi, che bloccherebbero in dogana apparecchiature, mascherine e altro materiale utile ordinato per far fronte all’emergenza. In secondo, sui ritardi della Consip, la cui gestione è responsabilità del Ministero dell’Economia.

Consip è l’azienda pubblica responsabile degli acquisti per la pubblica amministrazione. Bandisce gare d’asta sul mercato internazionale per reperire i materiali e gli strumenti di cui abbisognano anche gli ospedali. All’inizio di marzo, una gara della Consip ha assegnato a nove aziende la fornitura di circa 3900 ventilatori (per terapie intensive e sub-intensive), anche se il bando puntava a reperirne 5 mila.

Tra le aziende vincitrici della gara Consip c’è Althea Italia, una multinazionale con quartier generale italiano che distribuisce attrezzature biomediche. A loro toccherà consegnare ben 1300 ventilatori. Proprio ieri, l’azienda ha ritirato a Malpensa il primo carico di 370 ventilatori provenienti dall’azienda produttrice cinese. «Le altre consegne arriveranno a scaglioni nel corso dei prossimi 30 giorni», spiega Gianluca Colace per Althea. Non ci sono stati ritardi. «Anzi, siamo anche qualche giorno in anticipo». Nessun intoppo negli scambi internazionali di cui parla Arcuri? «È un po’ paradossale, ma il materiale lo riceviamo proprio dalla Cina da cui l’epidemia è partita» e a cui a un certo punto avevamo chiuso le frontiere. Entro martedì, spiega, i 370 ventilatori (più 5 mila monitor) saranno assemblati e consegnati alla Protezione Civile, che li distribuirà alle regioni.

Altri arriveranno dalla Siare Engineering, un’azienda bolognese che potrebbe produrne una ventina al giorno. Pochissimi, vista l’urgenza. Per aumentare la produzione già il 18 marzo si erano fatte avanti cinque aziende dell’area campana, tutte attive nel distretto aerospaziale. Se Siare avesse condiviso il know how contenuto nei brevetti sui ventilatori, le aziende ci avrebbero messo la capacità produttiva.

Ovviamente, senza alcun lucro. «La Siare però non ci ha mai risposto», spiega Francesco Acanfora, il consulente legale che ha messo insieme il gruppo di aziende. «Abbiamo contattato anche la Protezione Civile, che avrebbe potuto premere sulla Siare per avviare la collaborazione. Ma purtroppo non abbiamo avuto risposte nemmeno da loro. Avevamo messo a disposizione anche i dipartimenti di giurisprudenza del Politecnico di Bari per assistere Siare nella tutela dei loro brevetti».

Siare infatti ha una partneship con la divisione sanitaria del colosso General Electric, che è una delle aziende vincitrici del bando Consip. «Voglio pensare che alla Protezione Civile abbiano delle alternative. Altrimenti non si spiegherebbe perché non prenderci in considerazione».