Insieme a Materiale Resistente, disco collettivo prodotto da Zamboni e Ferretti dei CSI nel 1995, Appunti partigiani dei Modena City Ramblers, realizzato giusto dieci anni dopo ed oggi rimasterizzato in occasione delle celebrazioni del “25 aprile” (Universal da ieri in digitale dall’8 maggio in doppio lp e cd), è la prosecuzione di un discorso ininterrotto che ciclicamente attraversa la politica e la società italiana in prossimità del giorno della Liberazione. Tra l’altro in Materiale i Modena reinventavano con la loro musica, che meticciava folk urbano e rock, attraverso l’uso spregiudicato di strumenti tradizionali, Bella Ciao, la massima canzone di libertà del globo (in Alias, Alessandro Portelli racconta la storia di questa canzone. Mnetre, Davide Ferrario narra la lavorazione del film tratto dal disco).

DUNQUE, questi discorsi riguardano anche gli artisti, soprattutto quando non temono di aggregare tutte le voci che reclamano giustizia sociale, solidarietà umana e carità, quest’ultima nella direzione indicata da Papa Francesco. Infatti, quei progetti erano nati come risposta ad una congiuntura storica che nel 1994 aveva consentito di vincere le elezioni e andare al governo alla prima coalizione a traino totalmente destrorso della Repubblica. In quell’anno, che portò migliaia di persone ad affollare piazze e strade di Milano, gli studi intorno al 25 aprile si spostarono dall’accademia, occasionalmente portate all’attenzione pubblica ad un vero punto di scontro tra tesi contrapposte in cui la melma mediatica vi sguazza ancora. Purtroppo, questo portato di polemiche e suggerimenti peregrini, come l’ultimo in ordine di tempo che lo propone come data da dedicare alle vittime del corona-virus, ne ha fatto un giorno che divide ad ogni suo approssimarsi. Questa è, nell’ovvietà di chi ha pronunciato tale invito, l’ennesima provocazione di sorta, per fortuna immediatamente derubricata a boutade dai media solitamente famelici di accaparrarsi probabili scandali che facciano da cassa da risonanza alla loro sempre più scarsa presa sull’opinione pubblica. Ad opporsi a tale e finora relativamente inascoltate prese di posizione e la lista purtroppo è lunga di coloro che hanno provato a picconare il giorno simbolo della rinascita italiana, è proprio il significato totale che il “25 aprile” ha raggiunto nel pensiero collettivo, diventando sinonimo di resistenza e libertà oltre la nostra geografia.

E A RACCONTARE l’epopea di quei giorni del 1945, tragici e allo stesso tempo carichi di speranza e di futuro, non sono stati memoir, saggi e libri, incorniciati in uno sguardo parziale e postumo, ma i canti che con la loro forza evocativa e di immaginazione hanno costruito intorno ad essi la leggenda dei partigiani e della lotta contro l’oppressore nazi-fascista. Questo è il contesto in cui i Modena City Ramblers hanno agito nel convocare allora- e ad interpretare alcuni “traditional” e classici moderni – artisti italiani e internazionali come Guccini, i Gang, Moni Ovadia, Billy Bragg e Goran Bregovic che facevano della militanza civile e politica una delle prerogative principali del loro esibirsi. Riascoltate oggi quelle lontane versioni di La guerra di Piero”, Viva l’Italia, Auschwitz, Spara Jurij mostrano come possano ancora essere la colonna sonora di questo strano e virtualmente gigantesco 25 aprile 2020 che non ammette raduni e assembramenti se non un ascolto condiviso di resistenza globale alle avversità del destino di tutti gli uomini e donne del pianeta.