«Questa mattina ho scritto una mail all’ingegnere John Elkann, presidente del gruppo Gedi, per comunicare la mia decisione di lasciare la direzione dell’Espresso». Comincia così l’ultimo pezzo di Marco Damilano, direttore da quattro anni e mezzo dello storico settimanale fondato da Arrigo Benedetti ed Eugenio Scalfari nel 1955 e dall’anno successivo affidato all’editore Carlo Caracciolo. Da giorni si rincorrevano le voci del tentativo degli Agnelli-Elkann di cedere la testata, che da anni ormai esce in edicola in abbinamento obbligato con Repubblica, il quotidiano maggiore del gruppo Gedi (gli altri sono La Stampa, il Secolo XIX e una decina di giornali locali). Lo stesso Damilano, ha rivelato nel commiato, aveva «più volte offerto la disponibilità in prima persona a trovare una soluzione per L’Espresso, anche esterna al gruppo Gedi, che offrisse la garanzia che questo patrimonio non fosse disperso. Ma le trattative sono proseguite senza condivisione di un percorso, fino ad arrivare a oggi, alla violazione del più elementare obbligo di lealtà e di fiducia». Il nuovo acquirente annunciato è Danilo Iervolino, imprenditore di Palma Campania patron della Salernitana calcio, che ha fatto fortuna con l’università telematica e ha da poco acquisito la maggioranza del gruppo editoriale Bfc media, editore delle riviste Bluerating, Private, Forbes Italia e Trotto&Turf.

«La cessione dell’Espresso, in questo modo e in questo momento, rappresenta un grave indebolimento del primo gruppo editoriale italiano – ha scritto Damilano – è una decisione che recide la radice da cui è cresciuto l’intero albero e che mette a rischio la tenuta dell’intero gruppo». Repubblica infatti è nata nel 1976 a opera di Scalfari nelle stesse stanze della redazione dell’Espresso. Negli ultimi due anni, il gruppo Gedi ha già ceduto un’altra decina di quotidiani locali e ha chiuso il bimestrale MicroMega.

Nei giorni scorsi il Cdr dell’Espresso aveva incontrato l’amministratore delegato di Gedi, Maurizio Scanavino, il quale aveva detto di «non avere alcuna proposta di acquisto formalizzata». Ieri il Cdr del settimanale ha annunciato che sciopererà in modo da non far uscire il numero in lavorazione: «Siamo consapevoli dello stato di difficoltà in cui versa il giornalismo, ma Gedi è nel cuore di questa crisi, come dimostrano i numerosi avvicendamenti al suo vertice e alla guida delle sue principali testate. Un’assenza di strategia che ora si vuole far pagare all’Espresso». Il numero di domani, già chiuso in redazione, sarà comunque in edicola, mentre dal prossimo il direttore dovrebbe essere l’attuale vice Lirio Abbate. In un comunicato, il coordinamento dei Cdr del gruppo Gedi ha chiesto all’editore «parole chiare sul futuro dei nostri giornali a fronte di redazioni ridotte all’osso dagli stati di crisi e che si stanno impegnando al massimo per dare al gruppo un ruolo di riferimento anche sul fronte dell’informazione digitale locale e nazionale, che non può però essere l’unica fonte di informazione per i nostri lettori».