Agosto porta con sé le polemiche, forse in mancanza di notizie ghiotte: ieri l’attacco del quotidiano La Repubblica alla Cgil, grazie al confronto di due grandezze non omogenee, ovvero i tesseramenti di mezzo 2015 rispetto all’intero 2014. Il trend delle iscrizioni al sindacato è negativo, questo sembra pacifico anche quando si effettuano calcoli più ortodossi, ma probabilmente non nella misura denunciata dal titolo: «Fuga delle tessere, persi in un anno 700 mila iscritti». All’interno dell’articolo, più correttamente, si spiega che quel 700 mila viene fuori appunto confrontando due grandezze diverse, e che se invece si paragonano, al contrario, i dati del giugno 2015 (gli ultimi disponibili) rispetto al giugno 2014, siamo a 110 mila iscritti in meno, pari al 2% dei 5,6 milioni di tesserati del 2014 (e non quindi il 13% agitato dal titolo).

«L’articolo contiene fin dal titolo una clamorosa falsità – ha replicato la Cgil in una lettera al quotidiano – la Cgil perderebbe oltre 700 mila iscritti dalla fine del 2014 ad oggi. A parte l’ovvia considerazione che non è confrontabile il dato dei primi sei mesi 2015 con quello di tutto il 2014, all’articolista è stato spiegato che il tabulato registra lo stato di avanzamento di un lavoro complesso quale è il tesseramento alla Cgil».

Insomma, il dato negativo c’è, ma non è quello dei 700 mila in meno (verificabile solo a fine anno), ma appunto il calo del 2% degli iscritti: «C’è una differenza in negativo tra il numero di iscritti registrati al 30 giugno di quest’anno e quelli alla stessa data dello scorso anno: si tratta di circa 110 mila unità, pari al 2,17% – ammette il sindacato – Un dato che in parte si spiega con il ritardo di imputazione di alcune strutture (la comunicazione al registro centrale, ndr) e, in parte maggiore, con la difficile realtà determinata da sette anni di crisi: gli effetti sull’occupazione con la perdita di centinaia di migliaia di posti (con un conseguente riflesso sul numero di iscritti al sindacato), oltre al rallentamento della dinamica pensionistica».

Repubblica va più a fondo, e marca anche la crisi di alcune categorie (sempre paragonando le grandezze diverse): il Nidil (precari) avrebbe per ora il 48,8% in meno di iscritti. Il commercio, la Filcams: -24%. Gli edili, la Fillea: -21,4%. La Flai (agroindustria): -20,6%. Le tute blu della Fiom: -12,5%, con una perdita netta di tessere alla Fiat (effetto Marchionne), 2 mila tessere attuali a fronte delle 12 mila registrate nel 2008.

Tanto da far concludere che la Cgil «è abbandonata da giovani e precari». E senza rinunciare a una stoccata verso lo Spi, il sindacato pensionati, accusato di essere, con il suo «strapotere», «il grande male della Cgil», perché ne invecchierebbe le posizioni, proiettandole costantemente verso il passato anziché verso il futuro.

A rispondere non è solo la Cgil, ma anche alcune categorie coinvolte. Claudio Treves, segretario del Nidil, spiega che «quando si è precari e con davanti la prospettiva di un lavoro interinale che magari non dura più di 30 giorni, l’iscrizione al sindacato legittimamente non è il primo dei pensieri». Per Carla Cantone, leader dello Spi, «il calo è dovuto alla crisi occupazionale e all’aumento di precarietà registrato in Italia».

Materia per la Conferenza di organizzazione Cgil, prevista il 17 e 18 settembre a Roma. Critica rispetto all’articolo di Repubblica è anche la Fiom, con il segretario Enzo Masini: «Se stiamo ai dati di giugno la Fiom ha perso il 2,8%, ma puntiamo al pareggio a fine anno, visto che abbiamo incrementato le iscrizioni. In Fiat siamo a 5 mila, non a 2 mila iscritti. Per molti finiscono mobilità e cassa in deroga, tanti perdono il posto e quindi la tessera.: l’anno scorso avevamo 40 mila lavoratori assistiti dall’Inps, quest’anno siamo scesi a 30 mila. Poi iscriversi pesa sui salari, e i precari hanno paura. Ne parleremo alla Conferenza di organizzazione – conclude – E anche se non siamo d’accordo sul metodo scelto, ovvero conferenze fatte solo nelle camere del lavoro e non nelle categorie, in settembre porteremo le nostre proposte alla Cgil».