L’Alto commissariato delle Nazione Unite per i rifugiati ha denunciato ieri la situazione sempre più drammatica della popolazione della Repubblica Centrafricana dove continua la guerra civile. L’Unhcr ha calcolato che nel paese si conterebbero già più di 935 mila sfollati interni e ha detto che le continue violenze e la presenza di gruppi armati impediscono alle organizzazioni umanitarie di intervenire efficacemente. In molti hanno cercato riparo nella boscaglia e sono difficilissimi da raggiungere. 512.577 persone si sarebbero raggruppate in 67 siti all’interno del territorio della capitale Bangui. Si tratta di una cifra elevatissima che rappresenta circa la metà dell’intera popolazione della città. Oltre 45 mila persone hanno trovato ospitalità presso altre famiglie residenti a Bangui. All’aeroporto si sono concentrati in 100 mila in cerca di una via di fuga. La situazione è gravissima anche nella città di Bossangoa.

Dal 5 dicembre scorso l’Unhcr ha fornito assistenza a 23 mila persone appartenenti a oltre 4.600 famiglie e si stanno organizzando ponti aerei per far arrivare nel paese più di 200 mila tonnellate di aiuti con l’obiettivo di prestare soccorso a 75 mila centroafricani, pari a circa 15 mila famiglie. In particolare vengono spedite tende, coperte e teli di plastica per costruire un riparo. Dal marzo scorso già 75 mila uomini, donne e bambini sono dovute scappare dal paese e hanno sconfinato nella Repubblica Democratica del Congo, nel Ciad e i in Camerun. Inoltre i cittadini dei paesi limitrofi presenti in Centrafrica stanno cercando di lasciare il paese e in migliaia sono già stati evacuati.
Save the Children è “seriamente preoccupata per il rischio di epidemie. L’organizzazione non governativa ha definito “scioccanti” le condizioni di vita degli sfollati: “Migliaia di bambini sono seduti sotto il sole rovente tutto il giorno, senza un riparo e quasi nulla con cui lavarsi. Con il liquame grezzo presente nei campi e la scarsissima disponibilità di acqua pulita c’è un altissimo rischio di attacco epidemico”. Medici Senza Frontiere è l’unica organizzazione in grado di portare cure mediche ai centomila sfollati dell’aeroporto di Bangui. Ma due giorni di scontri vicino alla loro clinica hanno costretto a limitare le attività di soccorso. “Gli spari hanno causato l’uccisione di due bambini e il ferimento di 40 persone. Stiamo trattando solo i casi più gravi e rimandando i casi d’emergenza ad altre strutture. Fino a ieri effettuavamo una media di 500 visite, 100 medicazioni e 7 parti al giorno”.

Chi si trova in queste condizioni non può fare altro che darsi alla fuga e nessuna barriera impedirà a questi esseri umani di cercare la salvezza in altri paesi. Per questo i flussi migratori non sono arrestabili. Solo nei primi due giorni dell’anno nel canale di Sicilia la marina militare italiana ha tratto in salvo 1000 migranti alla deriva.