Dalla scomparsa della Cortina di ferro, è risultata chiara la situazione di particolare disagio delle comunità Rom presenti nei paesi ex socialisti. Oggetto, al tempo dei regimi, di programmi di integrazione sociale non privi di alcune forzature secondo diversi osservatori, dopo il 1989 queste comunità sono risultate più esposte ai contraccolpi dei cambiamenti politici ed economici. Studi condotti in questo ambito hanno mostrato quanto i Rom dei paesi interessati abbiano subito in special modo gli effetti del notevole aumento della disoccupazione dovuto alla chiusura o ristrutturazione di aziende statali e loro successiva vendita nel quadro del processo di privatizzazione. Più volte, dall’inizio del percorso iniziato dai paesi dell’area per aderire all’Ue, la Commissione europea ha sollevato anche il problema della discriminazione nei confronti delle comunità Rom.

I pregiudizi nei loro confronti non sono unicamente frutto del cambiamento di sistema; esistevano anche prima ma vi erano dei meccanismi che li reprimevano in nome di principi di uguaglianza che non potevano essere messi in discussione. Di fatto, il venir meno di questi meccanismi ha facilitato processi di emarginazione sociale più volte denunciati, in questi ultimi decenni da diverse organizzazioni attive sul fronte dei diritti civili. Così, in paesi come l’Ungheria, la Slovacchia, la Repubblica Ceca e immediate vicinanze, sono stati segnalati frequenti casi di discriminazione nelle scuole e anche atti odiosi come quelli relativi alla sterilizzazione forzata di donne Rom.

Così è apparsa importante la recente approvazione, da parte della Camera bassa del Parlamento ceco, di una legge concepita per indennizzare le vittime di questo sopruso. Si stima che centinaia se non migliaia di donne Rom abbiano subito tale trattamento in Cecoslovacchia e poi nella Repubblica Ceca. Sembra che la maggior parte dei casi risalga agli anni ’70 e ’80, quindi ancora all’epoca del regime socialista. Diversi altri casi sono stati documentati, a livello individuale, negli anni ’90 e all’inizio del decennio successivo.

Atti odiosi, si diceva, che corrispondono a orribili violazioni dei diritti della persona, atti di violenza i cui effetti irreversibili non saranno certo cancellati dalle somme di denaro previste per risarcire le donne sterilizzate. È però già qualcosa che, a fronte di queste terribili ingiustizie, sia stato introdotto il principio dell’indennizzo.

La legge prevede che quante sono state vittime di sterilizzazione forzata fra il giugno del 1966 e il marzo del 2012 ricevano una somma di 300.000 corone ceche (circa 12.000 euro) in un’unica soluzione.

Ma come è avvenuto tutto questo? Uno studio condotto nel 2005 dal difensore civico ceco ha messo in luce il fatto che, nel periodo compreso fra il 1970 e il 1990, le autorità cecoslovacche hanno sistematicamente provveduto a far sterilizzare donne di etnia Rom per ridurre il tasso riproduttivo di questa comunità, giudicato eccessivo. Quindi, niente “corsi di pianificazione familiare” ma interventi mirati a risolvere il “problema” alla radice con o senza il consenso delle interessate per arginare la “foga riproduttiva Rom”.

Mentre, nel 2009, il governo ceco esprimeva ufficialmente “rammarico” per questa pratica, gli attivisti impegnati sul fronte dei diritti umani e civili chiedevano da anni ai legislatori di adottare misure concrete per risarcire le vittime di questi soprusi e dar luogo ad atti riparatori.

Le testimonianze raccolte dagli attivisti mettono in luce il fatto che ad alcune donne Rom erano state offerte somme di denaro per farsi sterilizzare, altre venivano sottoposte a questa pratica a loro insaputa durante un trattamento ospedaliero, ad altre ancora veniva fatto credere che sarebbero state sottoposte a metodiche legate a forme temporanee di contraccezione. L’ultimo caso documentato di pratiche di questo genere, nella Repubblica Ceca, risalirebbe al 2007.

In questo paese si calcola una presenza Rom corrispondente a circa 250.000 persone la maggior parte delle quali vive in condizioni di povertà e di discriminazione sociale per ciò che riguarda l’accesso all’istruzione, al mercato del lavoro, all’assistenza sanitaria e alle politiche per la casa.

Come già precisato, le conseguenze fisiche e psicologiche di questi soprusi non potranno essere cancellate dagli indennizzi ma, almeno, la legge approvata dal Parlamento di Praga riconosce l’ingiustizia commessa e introduce un meccanismo di riparazione. Le autorità del paese affermano che circa 400 donne potrebbero essere indennizzate per aver subito queste pratiche abominevoli. Va considerato che casi di sterilizzazione forzata di donne Rom sono stati documentati anche in Slovacchia, Ungheria, come già accennato, ma anche in Germania, Svezia e Norvegia.