Mercoledì 28 giugno la Camera dei Deputati ceca ha dato il suo via libera al progetto di legge costituzionale, che iscrive nella Costituzione ceca il diritto di portare le armi e usarle nella difesa della «vita, salute e patrimonio» e per il «mantenimento della sicurezza interna e alla difesa da minacce esterne». La modifica della Costituzione è stata votata da 139 parlamentari sui 168 presenti, contrari solo 9 deputati.

L’emendamento fa parte di una lunga polemica contro l’Ue dopo l’approvazione della direttiva sul porto d’armi che rende più stringenti le condizioni per registrare un’arma, limita la capienza dei caricatori nelle armi semiautomatiche e vieta le armi semiautomatiche con calcio telescopico. Sulla direttiva è partita nel Paese una singolare isteria. Tra i più attivi fomentatori d’isteria il ministro degli Interni Milan Chovanec, socialdemocratico. «Non vogliamo disarmare i nostri cittadini in questo periodo di crescente minaccia terroristica», ha detto il ministro alla Camera. Si sono aggiunti molti esponenti del centrodestra, come la deputata e sindaca della circoscrizione di Praga 2 Jana Černochová, che si è fatta fotografare sul lungofiume nel centro di Praga con un fucile semiautomatico. Ma in tempi preelettorali in pochi sfuggono al fascino dei fucili.

PER GLI OPPOSITORI all’emendamento, la norma è di fatto inutile e serve solo come copertura per la denuncia alla Corte di Giustizia Ue contro la direttiva, che sta preparando il ministro Chovanec. «Mettere qualcosa in Costituzione sperando che mi sia di aiuto alla Corte di Giustizia e sapendo che nella maggior parte delle volte non sia servito a nulla, mi pare un comportamento falso» ha dichiarato uno dei nove oppositori, il deputato Marek Ženíšek. Gli oppositori ora sperano che la legge costituzionale non venga approvata dai tre quinti del Senato e quindi decada. Un argomento importante contro la legge risale al 2015, quando un uomo di 63 anni uccise in una strage a Uherský Brod otto persone con due armi semiautomatiche.

SE LA LEGGE ENTRASSE in vigore, oltre ai porto d’armi per uso sportivo, venatorio o personale verrebbe creato un iter specifico per coloro, che detengono l’arma per partecipare alla difesa dello stato da minacce interne o esterne. Gli estensori dell’emendamento ammettono che in questo modo potrebbero tenersi in casa le armi gli iscritti alla riserva attiva dell’esercito. «Ma fondare milizie o gruppi di difesa armata rimarrà illegale, non c’è da temere» assiocura il deputato socialdemocratico e sostenitore della legge Jan Váňa.

Ma negli scorsi mesi in Repubblica Ceca sono nati diversi gruppi paramilitari e di «educazione alla difesa», con all’interno anche persone della riserva attiva, che in questo modo avrebbero a disposizione le armi dell’esercito. Non è fantascienza, lo dimostra il caso della Polonia, dove i gruppi paramilitari Strzelec, sostenuti in maniera non ufficiale dall’esercito, stanno conquistando un peso preponderante nel dibattito pubblico sulle politiche di difesa.