Si inaugura a Perugia il 15 aprile una mostra multimediale dal titolo L’Aquila frammenti di memoria, realizzata dagli allievi del corso di Reportage Audiovisivo della sede Abruzzo del Centro Sperimentale di Cinematografia diretto da Daniele Segre. Fanno parte di questo materiale i reportage radiofonici che sono in questi giorni trasmessi da Radiotre (e che si possono ascoltare in podcast) come Ritratto di un giornalista di Eleonora Gasparotto sull’impegno civile di Giustino Parisse caporedattore del quotidiano Il Centro e la sua drammatica esperienza che si esprime con parole da brivido, la morte dei figli e del padre a causa del terremoto. I giornali nazionali dice, sono latitanti, dell’Aquila non se ne occupa più nessuno. Lui ha continuato a raccontare giorno dopo giorno tutti quegli eventi che passerebbero sotto silenzio. Parliamo con Daniele Segre, che in Italia fu tra i primi a usare il video con la sua casa di produzione I Cammelli, della mostra e della scuola: «È una mostra multimediale, fotografica, di reportage radiofonici e video oltre a reportage scritti, le quattro discipline della nostra scuola». Questo in linea con le richieste che vengono fatte oggi ai giornalisti che devono scrivere, fotografare, filmare e postare. «Esatto, l’ordine dei giornalisti ci sta anche chiedendo dei corsi di aggiornamento per i giornalisti, per adeguarli alle nuove richieste di mercato che sono sulle quattro forme principe del reportage. È un modo di utilizzare al massimo le potenzialità di intervento,  documentazione e racconto di alcune situazioni. I risultati che sono espressi nella mostra sono stati ottenuti nel corso di base tenuto da settembre a dicembre che serviva a valutare le attitudini degli allievi. Il primo anno è iniziato a gennaio, adesso è finito il primo trimestre e i radiodocumentari che si sentono su Radiotre sono frutto dei laboratori del primo trimestre, mentre «L’Aquila frammenti di memoria» è relativo a settembre-dicembre 2014 quando è stato fatto il corso di base. Ho subito testato gli allievi, ho dato questo obiettivo che per fortuna è stato raggiunto. Il corso di base deve valutare le attitudini per comprendere se tutti quelli che sono stati ammessi sono adatti a essere ammessi al corso regolare. Gli allievi vengono da varie parti d’Italia, abbiamo friulani, veneti pugliesi, campani, abruzzesi, uno dell’Aquila e uno di Pescara. L’unico straniero era georgiano ma si è ritirato, probabilmente perché non era quello il suo indirizzo. La più giovane allieva ha 26 anni e il più anziano ha 27 anni».

Sono quindi perfetti per le nuove tecnologie, sono nativi informatici: «Sulla carta sì, però per fortuna è sempre importante il cervello e le abilità intellettuali che devono essere alla base dell’attività del reporter». I reportage che ho sentito sono impressionanti, tra l’altro si parlava del silenzio della stampa, perché ora succedono solo «fatti minimi» che non interessano: «La situazione all’Aquila non è delle migliori, perché dopo sei anni poco è stato fatto. La mia attenzione rispetto all’attività didattica era lavorare per il territorio per rappresentare un punto di riferimento di riflessione adeguato per maturare delle consapevolezze, per valorizzare la dignità stessa degli aquilani oltre che dare visibilità al nostro corso, ma innanzi tutto essere al servizio del territorio e produrre un’azione di sensibilizzazione, perché per gli aquilano è una situazione delicata e anche pesante».

Che impatto avete voi che venite da fuori? «È un impatto forte perché è una città che ha il centro storico semidistrutto tutto puntellato, non c’è vita di aggregazione come in tutte le città del mondo. Ora hanno aperto alcuni pub il giovedì venerdì e sabato e c’è il giovedì dell’universitario, un’occasione per ritrovarsi, bere e divertirsi. La città in questi luoghi non vissuti si anima, ma è una situazione problematica, perché ci sono i problemi dei servizi pubblici, come si dice in uno dei radioreportage: i mezzi pubblici prima avevano come punto di riferimento il centro storico, adesso il baricentro è il centro commerciale. Il nuovo luogo di aggregazione è il centro commerciale L’Aquilone. Poi ci sono le situazioni nei moduli abitativi provvisori dove hanno praticamente deportato tutti e dove gli anziani hanno perso gli amici di una vita, hanno perso il riferimento del bar, dell’osteria, scoprono gli amici leggendo gli annunci funerari e si fanno accompagnare almeno al funerale. Ma anche per andare in farmacia o fare la spesa hanno bisogno che qualcuno li accompagni in macchina perché questi moduli abitativi sono privi di servizi.

Altri servizi radiofonici parlano dei progetti positivi che stanno immaginando per dare un senso al loro futuro di aquilani, quindi non è solo uno sguardo critico, è uno sguardo rivolto al futuro. «L’Aquila frammenti di memoria» che è la prima tappa non poteva che partire dalla tragedia del terremoto, anche per ribadire il concetto della memoria, per avere un punto di riferimento su cui riflettere che ti si presenta davanti tutti i giorni come una scenografia di Cinecittà con queste case puntellate e di notte se cammini è una situazione spettrale. Non so quanti decenni ci vorranno per riportarla come era allora». Realizzerete reportage anche su altri luoghi? «Anche se siamo sostenuti dalla Regione Abruzzo, dal comune e dal Mibact, gli allievi verranno attivati su altri temi che potranno nascere aprendo il giornale e destinandoli a un intervento immediato. Non c’è niente di preordinato. Lavoriamo come in una redazione di giornale, con tempi serrati e con docenti che vengono da tutta italia e che sono tra i migliori, come Goffredo Fofi, Lorenzo Pavolini, Daria Corrias di Radiotre, Luciana Castellina, Giuliana Sgrena, verrà Giorgio Meletti del Fatto, è venuto Alessandro Leogrande, Massimo Raffaeli, chi cura la materia storia del cinema è Tullio Masone, come fotografi Mario Dondero e Tano D’Amico, Roberto Perpignani per il montaggio e un ex allievo del Centro, Matteo Passerini, un altro ex allievo del Centro tecnico del suono Edgar Iacolenna, è venuto Luca Bigazzi. Il sindaco Cialente ha introdotto ’Conoscere l’Aquila’, sono intervenuti Casacchia luminare della psichiatria aquilana, lo storico aquilano Walter Cavalieri. Tutti quelli a cui ho chiesto di fare da docenti hanno accolto l’invito con entusiasmo».