Lo schema si ripete. Ancora una volta Italia viva vota assieme al centrodestra – quello di governo e quello di opposizione – e in un caso riesce anche a mandare sotto la maggioranza. È (ri)accaduto ieri in commissione affari costituzionali alla camera, dove è alle ultime battute l’esame del disegno di legge che intende regolamentare le lobby.

Iv potrebbe ripetersi domani, quando la commissione ha in programma di approvare il testo e consegnarlo all’aula. Si tratta di dodici articoli che per la prima volta nel nostro paese istituiscono il «Registro pubblico per la trasparenza dell’attività di relazione per la rappresentanza di interessi». In pratica un elenco di lobbisti autorizzati, custodito dall’autorità Antitrust. La prima iniziativa sul tema è stata dei 5 Stelle (del Movimento è anche la relatrice) ma nel testo unificato che adesso è alla prova del voto sono confluite anche proposte di Italia viva e del Pd.

Nel testo base era ancora previsto il divieto per i «decisori pubblici» – cioè membri del governo, i parlamentari, i presidenti, gli assessori e i consiglieri regionali e (dopo un emendamento approvato ieri) i sindaci, gli assessori e i consiglieri dei comuni capoluogo – di iscriversi al registro e quindi poter esercitare l’attività di lobbying «per i tre anni successivi al loro mandato». La disposizione, ritenuta da molti troppo rigida, è stata al centro di una riunione di maggioranza lunedì. L’accordo è stato trovato riducendo a un anno oltre il mandato il divieto per i membri del governo e delle giunte regionali e alla sola durata del mandato per tutti gli altri. Tradotta in emendamento (Ceccanti) in commissione, la mediazione ha ricevuto ovviamente il parere favorevole della rappresentante del governo, la sottosegretaria ai rapporti con il parlamento Bergamini, di Forza Italia. Ma Italia viva, Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia hanno stracciato il patto votando contro. Non è stato questo però il passaggio che ha mandato sotto il governo, perché in questo caso la maggioranza ha retto per due voti, ma un altro su un emendamento procedurale di assai minore importanza presentato dalla forzista Biancofiore e votato di nuovo dal centrodestra e da Italia viva.

Una convergenza a destra che è la stessa che l’altra settimana aveva consentito l’approvazione di due emendamenti bocciati dal governo al decreto “Capienze” al senato e che si rinnova su ogni voto che riguarda la giustizia. Ma per il dem Ceccanti il merito non c’entra niente, «Italia viva vuol far pesare i suoi voti, anche in vista del voto per il Quirinale». «Una parte della maggioranza proprio non vuole questa legge sulle lobby», commenta il presidente della prima commissione Brescia (M5S). E aggiunge che «è inaccettabile che in conferenza dei capigruppo si dia l’assenso a portare il testo in aula, salvo poi mettersi di traverso in commissione. Speriamo che dopo altre riunioni si risolva». Riunioni che ci saranno oggi, nel tentativo di salvare la data di domani per chiudere il provvedimento in commissione. Ma le questioni accantonate sono parecchie e le probabilità che l’asse tra renziani e destre si riproponga molto alte.