«Una manovra senza direzione strategica, insufficiente a riagganciare la ripresa. E che non risponde adeguatamente a tre domande poste da Cgil, Cisl e Uil, che interessano milioni di persone: i pensionati, il Sud, il pubblico impiego». Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, non vuole bocciare al 100% la legge di Stabilità – «contiene anche dei provvedimenti positivi» – ma si dice insoddisfatto su alcuni pilastri importanti, e conferma che il sindacato è pronto alla mobilitazione.

I tweet di Renzi, i suoi «segni +», non vi hanno convinto?

Intanto va detto che alcune misure restano ignote, non sono spiegate nel dettaglio, altre sembrano quasi secretate. Vorremmo capire di più, ma certamente c’è un indirizzo generale su cui possiamo pronunciarci. Questa legge di Stabilità avrebbe fatto invidia ad Andreotti, mi pare scritta secondo le vecchie logiche «cerchiobottiste» democristiane.

In che senso?

È stato dato un contentino a tutti, non risolvendo strutturalmente i problemi di fondo. Manca un indirizzo strategico per portarci fuori dalla crisi.

È una promozione a metà?

No, non è una promozione a metà. Faccio un esempio: c’è la no tax area per i pensionati, che è una cosa buona. Ma viene rinviata al 2017. Noi avevamo chiesto gli 80 euro per i pensionati, e non ci sono: e ricordiamo che i pensionati già pagano il doppio delle tasse. Avevamo chiesto la flessibilità in uscita, e non c’è. Una mancanza inaccettabile.

Però c’è l’opzione part time.

La staffetta generazionale è una cosa che ci interessa moltissimo, la Uil l’ha sempre chiesta. Ma non abbiamo ancora capito come verrà costruita, e soprattutto ci pare manchi una gamba fondamentale, appunto la possibilità per i più anziani di uscire per lasciare spazio ai più giovani.

Per il Sud cosa manca?

Manca la fiscalità di vantaggio per le imprese, ad esempio. Non si era detto che almeno per il Sud si sarebbero lasciati intatti gli incentivi per le assunzioni? Invece, al contrario, si decurtano per tutti, rischiando un rallentamento del mercato del lavoro. Irap e Imu per gli agricoli vanno bene, come le risorse stanziate per il secondo livello contrattuale, ma non bastano. Come Uil, in un’assemblea a Bari in settembre, avevamo detto di essere pronti a fare la nostra parte. A contrattare vantaggi su organizzazione e orari, flessibilità nel salario: a tempo, in attesa che le aziende si insedino. Ma mi pare un appello caduto nel vuoto.

Come sembra caduto quasi completamente nel vuoto il vostro appello per i contratti pubblici.

Ho già detto che i 300 milioni che si vogliono stanziare sono soldi per le caramelle, 8 euro lordi al mese: non è certo quello che ci vorrebbe dopo 7 anni di attesa e una sentenza della Corte costituzionale. Non vorrei si fossero tenuti stretti per dire: ok, arriviamo a 600 e abbiamo risolto il problema. Passeremmo solo dalle caramelle ai cioccolatini.

Quindi non si comincia neanche a discutere? Quanto vorreste sul piatto per aprire la partita?

Per i tre anni io credo ci vogliano 7 miliardi. E allora se quello del governo è un antipasto, una bruschetta con odore di alici, come diciamo in Sicilia, se ne può discutere. È una prima tranche per il 2016? Ok, allora poi servono impegni per il 2017 e il 2018, come stiamo d’altronde facendo con altri contratti, e abbiamo appena fatto per il chimico-farmaceutico. Ma se è tutto, non va bene. Spot, annunci e regalini non sono buoni per convincerci.

Quindi poi scatta la piazza, per i contratti e le pensioni. O no?

Noi siamo già mobilitati sulle pensioni, in tante regioni e città, e ripeto: vogliamo capire a cosa si riferisca quella cifra per i contratti. Io spero che il governo cambi la manovra. Anche i fondi per i Comuni ci preoccupano: si taglia l’Imu anche a chi ha redditi alti, e poi magari mancano i servizi per i più deboli.

Anche secondo voi è una misura un po’ berlusconiana?

Su questo Berlusconi era un dilettante a confronto. È iniquo togliere le tasse sugli immobili a tutti: c’è differenza tra stabili di attività commerciali redditizie, che possono risparmiare fino a 80 mila euro, e la vecchietta che paga 60 euro. Tra l’altro l’Imu è una tassa sempre pronta a risorgere, come abbiamo visto negli ultimi anni, salvo capire se intanto i Comuni avranno garantiti i 5 miliardi mancanti dopo il taglio. E aggiungo che non ci piace neanche la misura sui 3 mila euro di contanti: sono troppi e potrebbero incentivare evasione e malaffare.

Un’ultima domanda sui contratti: quello appena firmato dei chimici può fare da apripista per gli altri?

Le aziende chimico-farmaceutiche forse non hanno avuto il tempo di leggere il pentalogo di Confindustria, e quindi hanno firmato. Spero prevalga il buon senso: noi siamo pronti a discutere, ma sapendo che i tavoli aperti vogliamo portarli a casa. C’è questo ultimo contratto come esempio, o quello dei bancari. L’essenziale è non portare a casa meno di 85 euro, perché dobbiamo fare meglio degli 80 euro di Renzi.