«Abbassare le tasse non è né di destra né di sinistra. È giusto, perché gli italiani ne hanno pagate anche troppe». Sul fronte della propaganda Matteo Renzi segna goal a valanga. Certo, il leader della Fiom Maurizio Landini ha tutte le ragioni nel ripetere che la sforbiciata del governo è iniqua, perché «si introduce addirittura l’idea che chi ha la prima casa non deve pagare nulla, e quindi chi ha case per ricchi può tranquillamente non pagare». Non c’è bisogna di grafici e dotti conteggi per capire che l’eliminazione indiscriminata di quella tassa regala spiccetti a chi ha poco e premia chi ha moltissimo. Però sperare di fare arrivare il messaggio a chi comunque deve fare i conti con a maledetta tassa che appare e scompare da anni come un perfido fantasma è purissima utopia.

Renzi, che a differenza dei suoi oppositori, con la propaganda ci sa fare, non si impensierisce nemmeno per gli attacchi, che anzi gli tornano graditissimi: «Dicono che sono un uomo solo al comando? Vado avanti come un treno». Perché la sua manovra davvero non è di destra, nel senso che non persegue la strategia neoliberista che motivava Ronald Reagan nei suoi tagli fiscali a favore dei più abbienti, e certo non è neppure di sinistra, nel senso che di redistributivo non ha assolutamente nulla. È solo ed esclusivamente propagandistica. E però da questo punto di vista al momento è un successone.

Le cose non vanno diversamente sul secondo fronte incandescente, quello del tetto dei pagamenti cash portato da mille a tremila euro. «Così si facilita l’evasione», attacca l’ex segretario Pier Luigi Bersani. Vero o falso che sia resta che quella norma, a suo tempo ordinata dall’Europa del rigore, è una croce non solo per chi evade ma per tutti. Apparire come i suoi strenui difensori rischia di ricordare la perizia mediatica che animava l’allora ministro dell’Economia Vincenzo Visco quando se ne uscì con la sciaguratissima sentenza: «Pagare le tasse è bello».

Non che siano solo queste le critiche mosse alla manovra, e quando bersagliano quello che non c’è colgono molto più nel segno. Nessuna delle mosse a effetto studiate da palazzo Chigi si propone di espandere economia e occupazione, ma solo i forzieri elettorali del premier nelle prossime amministrative. Per un Paese che deve accontentarsi di una ripresina fiacca e per molti versi effimera non è una falla ma una voragine. Persino Renzi se ne rende conto, e un po’ corre ai ripari con un gioco di prestigio verbale: «Credo che il taglio della tassa sulla prima casa possa avere un effetto fiducia che possa aiutare gli italiani a tornare a investire». La speranza è sempre l’ultima a morire.

Sul secondo punto debole della sua manovra, le coperture ballerine e il conseguente rischio che i guardiani europei del rigore s’impuntino, Renzi ieri ha glissato. Lo show in stile Varoufakis c’era già stato il giorno precedente, meglio non esagerare e lasciare la palla al ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, che in effetti torna sulla faccenda, ma in tono ben più composto: «La legge di stabilità non sarà rispedita al mittente. Non c’è alcun timore». Direbbe la stessa cosa anche se fosse certissimo della bocciatura, è ovvio, ma è probabile che non si tratti solo d’ottimismo d’ordinanza. Tutto lascia credere che un accordo, se non proprio già definito nei particolari quanto meno di massima con l’Europa già ci sia, e soprattutto con la Germania, che qualcosa in Europa conta. Non arriveranno semafori rossi. Potrebbero però essere gialli. Si sa che il punto di partenza delle manovre somiglia solo alla lontana a quello d’arrivo. Ci sarà tempo per dare all’Europa qualcosa in più, e toglierla al popolo pagante.

Certo la parte che Padoan è costretto a fare non è la più dignitosa. Spetta a lui spiegare nel dettaglio perché le decisioni più discusse della manovra sono in realtà sacrosante. Peccato però, come ha impietosamente dimostrato ieri l’Huffington post, che il primo a fulminare ipotesi del genere fino a ieri,era appunto il ministro, convinto che limitare la circolazione del contante fosse indispensabile per combattere economia sommersa ed l’evasione. E convinto anche della scarsissima utilità del taglio della tassa sulla casa a fini di ripresa. Poco male. Si sa che solo i cretini non cambiano idea.