Poteva finire in un match fratricida fra cuperliani la sfida del Pd di Roma. Con conseguenze non belle per il candidato di sinistra alle primarie dell’8 dicembre. E invece l’ex senatore Lionello Cosentino, cuperliano ma vicino a Goffredo Bettini (area ’Campo democratico), vincitore dei congressi di circolo con il 45,8 per cento dei voti, oggi all’assemblea romana non andrà allo spareggio con lo sfidante Tommaso Giuntella, giovane quasi turco di ottime speranze votato dal 34,2 per cento dei democratici romani. Cosentino avrebbe vinto comunque, visto che ha incassato il sì del renziano Tobia Zevi (che ha racimolato uno scarso 15,4) e «l’interesse» della civatiana Lucia Zabatta che apprezza lo stile inclusivo dell’ex senatore, merce rara in una federazione segnata da lotte intestine e da divisioni fra lobby all’interno delle stesse aree.

Ma ieri all’ora di pranzo i due principali sfidanti si sono incontrati e hanno «posto le basi per una soluzione condivisa». Tradotto: Giuntella farà il presidente del Pd romano e Cosentino, da segretario, si avvia verso la promessa «ricostruzione del partito». E verso la costruzione di un rapporto più solido e razionale fra il Pd e il suo sindaco, Ignazio Marino, la cui «autonomia» ha provocato fin qui non pochi mal di pancia nel gruppo dem al Campidoglio.

Tutto bene? All’apparenza sì. Salvo che l’accordo fra i due ieri è stato stretto nella sede del comitato Cuperlo, alla presenza del candidato nazionale. La cosa non è piaciuta. E non tanto ai renziani doc – che da Firenze hanno ricevuto l’imput di schierarsi con Cosentino «senza subordinate» e di lasciare le contraddizioni tutte nel campo degli avversari – ma ai franceschiniani di Areadem che a Roma sostengono l’ex senatore ma al nazionale sono schierati con Renzi. E questo perché il giovane Giuntella si è fatto sfuggire che l’intesa è stata trovata «nell’interesse di quello che vogliamo costruire a Roma per l’area Cuperlo».
I franceschiniani hanno fiutato la ’sola’, come si dice nella Capitale. Il ricompattamento dell’area Cuperlo potrebbe prefigurare una sconfitta del sindaco nella Capitale ai gazebo. Dal comitato dell’ex senatore sono partiti gli idranti. Il giovane coordinatore Marco Tolli ribadisce «l’originalità dell’iniziativa romana, nata da una pluralità di esperienze che hanno avuto come primo obiettivo quello di voltare pagina. Una candidatura, dunque, quella di Cosentino, all’insegna di una chiara autonomia» e nessuna maggioranza «precostituita che faccia riferimento ai candidati alla segreteria nazionale». Tranquillizzati i franceschiniani, l’assemblea dei 398 delegati oggi dovrebbe filare liscia.

Resta che Renzi, il favoritissimo alle primarie, nel Pd della Capitale non sfonda. E per quanto abbia già annunciato, se sarà segretario, di voler abbandonare l’idea del partito roma-centrico, il fatto non è comunque un buon viatico per governare un partito in continua fibrillazione. Per correre ai ripari, il sindaco per i prossimi giorni sta pensando a un’iniziativa nella Capitale.