Matteo Salvini è «felice, felice» per la vittoria delle Le Pen, così felice da prendere in prestito dall’incenerita sinistra francese lo slogan che fu del maggio ’68: «Non è che l’inizio. Diciamo che è l’ultimo avviso: se l’Europa non cambia e se non si riscrivono tutti i trattati, restituendo il potere ai cittadini, questa Europa è finita». Le destre italiane, tutte le sfumature di nero e di verde di casa nostra, esultano nel tentativo di accaparrarsi una briciola della vittoria delle destre xenofobe e razziste d’oltralpe. Tra le più entusiaste c’è la ’fratella d’Italia’ Giorgia Meloni, donna come donne solo le nuove eroine nere di Francia: è «ipocrita» sostenere che Marine Le Pen vince per la paura, attacca, «la vittoria del Front National segna il fallimento delle politiche europee ed è un insegnamento per tante realtà e movimenti che fino ad ora sono stati definiti populisti o irresponsabili ma che sono stati gli unici così responsabili da dire le cose come stavano mentre gli altri si nascondevano facendo finta che tutto andasse bene».

Nella sostanza quella di Meloni è la stessa analisi che arriva da Palazzo Chigi e dal Pd italiano sotto shock che si discosta dall’analisi autoassolutoria dei socialisti francesi. «L’Europa deve cambiare. Se non cambia il suo corso, le istituzioni europee rischiano di diventare i migliori alleati di Marine Le Pen e di coloro che vogliono imitarla», scrive Matteo Renzi su facebook, un post in inglese a sottolineare che il messaggio non è diretto principalmente ai follower domestici ma agli alleati continentali. «Credo che sia arrivato il momento per le istituzioni europee di guardare in faccia la realtà: di sola tattica si muore. Senza un disegno strategico, soprattutto sull’economia e la crescita, i populisti vinceranno prima o poi anche alcune politiche nazionali». Poco dopo il premier è volato a Milano per partecipare alla prima della Scala in versione non proprio austerity. Ma Renzi sa bene che il problema francese presto potrebbe essere anche quello italiano: alla vigilia delle amministrative, i sondaggi segnalano il rischio di vittoria dei grillini in alcune città, a partire proprio dalla Capitale. I nostri sondaggisti sono concordi sul fatto che l’effetto contagio dalla Francia verso l’Italia non finirebbe a vantaggio delle destre radicali e leghiste. «La situazione italiana presenta differenze sostanziali. La presenza del movimento 5 Stelle cambia i termini della questione, perché è in quella direzione, oltre che in misura minore nel campo della Lega, che si indirizza il voto di protesta trasversale degli italiani», spiega Maurizio Pessato, presidente di Swg.

Per questo dal Pd si alza un coro di eurocritici, con appena qualche cenno autocritico: a far vincere il Fn non sono stati i terroristi «ma le politiche di austerità che in questi anni in Francia come nel resto dell’Europa hanno cancellato migliaia di posti di lavoro» (Gianni Pittella), «Occorre invertire un ciclo di rigore e austerità che ha aggravato la crisi» (Roberto Speranza), «Contro Le Pen, Salvini e pure Grillo la sinistra e il Pd devono occuparsi di più dei disoccupati, dei lavoratori al nero, dei precari, dei contratti a termine e delle Partite Iva, dei piccoli artigiani e commercianti, dei pensionati al minimo, dei giovani che non lavorano e hanno pure smesso di cercarlo, degli immigrati sfruttati in modo disumano» (Enrico Rossi).

Ma le critiche alla Ue che il Pd e i socialisti europei governano d’intesa con i partiti conservatori, sono solo parole e pure tardive, secondo l’ex Pd Alfredo D’Attorre: «Dopo aver isolato assieme a Hollande, il premier greco Tsipras nella sua battaglia contro l’austerità, dopo aver deriso l’elezione a leader del Labour di Corbyn, salvo poi condividerne le sagge posizioni sulla guerra, dopo un semestre di presidenza italiana dell’Ue che non ha lasciato traccia, ora Renzi scopre che questa Europa apre il campo alla vittoria delle destre», attacca il deputato di Sinistra italiana. «Sembrano più le parole di un turista americano in visita in Europa che quelle di un leader che non manca occasione di ricordare di essere alla guida del più grande partito progressista europeo e di uno dei tre maggiori Paesi dell’eurozona».