Scripta manent e qui parliamo di un sms. Quello mostrato da Giovanni Floris martedì sera in tv, mittente Matteo Renzi: «Per me votare nel 2017 o nel 2018 è lo stesso. L’unica cosa è evitare che scattino i vitalizi perché sarebbe molto ingiusto verso i cittadini. Sarebbe assurdo». Ieri mattina il capogruppo renziano alla camera Ettore Rosato ci ha messo poco a capire che quel massaggino del segretario avrebbe avuto l’effetto di un colpo allo stomaco per i deputati del Pd. E ha proposto un’impossibile interpretazione rovesciata: «Ce l’aveva con qualche parlamentare M5S che passa il tempo a polemizzare sui vitalizi, che non ci sono più». Nessuno, ovviamente, gli ha dato retta. E in poche ore ha preso corpo, in singole dichiarazioni e in raccolte di firme, la prima manifestazione di netta insofferenza verso il non più presidente del Consiglio. Da parte, anche, di molti dei suoi parlamentari di fiducia. Un fatto inedito, da registrare nello stesso giorno in cui è arrivata la presa di distanza di Giorgio Napolitano dalle strategie di Renzi.

C’è da dire che il segretario del Pd ha superato se stesso; in passato persino a lui era capitato di spiegare che i vitalizi non ci sono più: «Li abbiamo già aboliti nel 2012», rispose a una domanda su Facebook. Risposta non del tutto vera, perché il vecchio sistema per i parlamentari è stato cambiato nel 2011 quando lui non era né in parlamento né alla guida del Pd, ma sindaco di Firenze (carica che gli consentiva di accumulare i contributi figurativi per la pensione, essendo stato assunto dall’azienda di famiglia pochi giorni prima dell’aspettativa elettorale; dopo 10 anni nel 2014 ci ha rinunciato). In ogni caso il vitalizio non può più «scattare», perché è stato abolito salvo che per gli ex parlamentari. Per i parlamentari neoeletti – la maggioranza in questa legislatura, quasi 600 tra deputati e senatori – il 15 settembre (quando saranno trascorsi 4 anni, 6 mesi e un giorno di legislatura) scatterà solo il diritto a non perdere i contributi fin qui versati (918 euro al mese) che daranno diritto a una pensione attorno alla stessa cifra (lorda) ma solo al compimento del 65esimo anno d’età. Altrimenti (a meno che non saranno rieletti) le somme versate saranno perdute. È vero che il coefficiente di rivalutazione per i parlamentari è più alto rispetto agli altri lavoratori, ma i parlamentari versano la totalità del contributo mensile e non una parte. Ed è vero che se venissero rieletti potrebbero avvicinare la pensione di un anno per ogni anno di nuova legislatura, fino al massimo a 60 anni; ma questo non c’entra con la scadenza del 15 settembre.

Tanto più che se davvero lo volesse il Pd – insieme ai 5 Stelle che ne fanno campagna (e sono i due gruppi che mettono assieme la quasi totalità di parlamentari alla prima legislatura) – potrebbe spostare in avanti il diritto alla conservazione dei contributi, fino alla fine della legislatura. Con un semplice voto nell’ufficio di presidenza delle camere, dove hanno la maggioranza. È quello che adesso chiedono a Renzi anche molti parlamentari che lo sostengono, come Giuditta Pini dei Giovani turchi: «Sentir alludere che io a 32 anni non voglio andare a votare perché forse tra 33 anni avrò 900 euro lordi di pensione lo trovo offensivo». «Non bisogna dare spazio a polemiche che suonano come delegittimazione del parlamento, ci sono riforme che vanno ultimate», scrivono Donatella Ferranti e Walter Verini, deputati di maggioranza. Come di maggioranza è Anna Ascani: «Liberiamo il dibattito pubblico da questa stronzata, l’ufficio di presidenza cancelli tutto domani». E 17 parlamentari Pd sia di minoranza che di maggioranza si rivolgono a Renzi per dirgli che «per mortificare il nostro lavoro bastano i quotidiani attacchi del M5S, vuoi davvero aggiungere la tua voce al coro?». Già fatto, si potrebbe rispondere.
«Lasciar intendere che sia questo il criterio guida dei deputati contribuisce alla delegittimazione – interviene la presidente della camera Laura Boldrini – Nulla vieta che si intervenga di nuovo sulle pensioni ma compete alle forze politiche, a partire da quelle più consistenti, attivarsi».