Come se il grottesco duello sulla primogenitura dei tagli ai vitalizi fosse stata solo una prova generale, Pd e M5S si azzuffano di nuovo, si contendono il copyright della guerra alle Ong camuffata sotto il velo di quella ai trafficanti. Ma stavolta la disfida rischia di finire in tragedia, perché in gioco ora non ci sono più le pensioni di un nucleo ristretto di ex parlamentari, ma la sorte di migliaia di persone. Renzi vuole che la firma sotto il proclama di tolleranza zero sia la sua: «Se qualcuna tra le decine di Ong che fanno benissimo il loro lavoro ha contatti con gli scafisti, come potrebbe essere, bisogna usare il pugno di ferro». La replica dei 5S, affidata a Di Maio, arriva immediata: «Ma quale pugno di ferro, faccia di bronzo piuttosto! Quando io sollevai il tema, in aprile, Renzi si mise a sparare a zero contro M5S».

Il Movimento di Grillo non si accontenta di ringhi e ruggiti vuole che «siano attribuiti alle unità nel Mediterraneo i poteri dell’autorità giudiziaria», torna a rinfacciare a Renzi «il patto stretto nel 2014 con Bruxelles per far approdare tutti i migranti del Mediterraneo in Italia». Renzi ha sempre negato che quell’accordo, porti aperti in cambio di flessibilità, sia mai esistito, ma è molto probabile che invece abbia ragione Di Maio, come ha ragione nel rivendicare la paternità della campagna contro le Ong. Certo, messa su questo piano la Lega avrebbe qualche titolo in più per reclamare la corona della muso duro. Invece, con una platea di cacciatori di voti sulla pelle dei migranti così folta, proprio Salvini è costretto a rilanciare oltrepassando i confini dell’assurdo: «Le navi Ong che hanno chiamato gli scafisti non vanno sequestrate ma affondate». Nella ressa s’inserisce Forza Italia: «Fermare immediatamente tutte le Ong che non firmano il Codice».

In superficie il problema è solo quello dei «contatti con i trafficanti» e si tratta di un problema reale, anche se l’idea di mettere sullo stesso piano rapporti stretti per lucro o per salvare migliaia di vite umane non è tra le più brillanti. Ma la campagna sulle Ong maschera in realtà una torsione radicale nella politica italiana nei confronti dei migranti. La «dottrina Minniti» non è a costo zero. Da un lato rende molto più difficili i salvataggi, dall’altro consegna i migranti salvati in mare ai lager libici, quanto di meno rispettoso dei diritti umani si possa immaginare. ««Non ci sono campi o centri per i migranti in Libia ma solo prigioni, alcune controllate dalle autorità, altre dalle milizie e dai trafficanti, e vi sussistono condizioni terrificanti», dichiara l’inviato speciale dell’Unhcr Vincent Cochelet, confermando ciò che aveva denunciato Medici senza frontiere e ripetuto ieri Emergency: «Il Codice di condotta mette a rischio la vita di migliaia di persone. L’invio di navi militari è un atto di guerra contro i migranti».

Le dichiarazione fragorose rilasciate dallo studio di Agorà, con l’abituale improntitudine, dal senatore Pd Stefano Esposito due giorni fa non sono parole in libertà. Rispecchiano la «correzione di rotta» di un Pd convinto che solo una politica feroce sul fronte dell’immigrazione permetta di conquistare voti. Bisogna poter rivendicare di aver fermato gli sbarchi e «i risultati positivi che sta ottenendo l’Italia – spiega Verducci, altro senatore Pd – sono dovuti anche alla dottrina Minniti, imperniata sul governo dei flussi e principalmente sulla interlocuzione con la Libia. Abbiamo salvato centinaia di migliaia di vite, ma c’è un’esigenza fondamentale: quella del governo dei flussi».
Toni e parole molto più civili di quelli adoperati dal collega Esposito, ma il senso è identico. Non è che il Pd abbia perso interesse nei soccorsi. Però quell’esigenza non è più in testa all’agenda, è scivolata dietro quella, tanto più fondamentale con le elezioni vicine, di «governare i flussi». Gli annegamenti o lo strazio dei diritti umani che verrà fatto in Libia come del resto era d’uso prima del 2011, quando pagavamo Gheddafi perché risolvesse il problema per conto dell’Italia e poco male se il prezzo era un deserto cosparso di cadaveri, saranno, come dice la capogruppo di Sinistra italiana al senato Loredana De Petris, «effetti collaterali».