«Fondi bloccati per ricorsi o inghippi procedurali». Matteo Renzi sostiene di averli trovati, e non sono pochi: 120 miliardi. Lancia così il suo piano «Shock» per far «ripartire l’Italia». O meglio, lo lancerà tra due mesi, a metà gennaio. Ieri lo ha annunciato nel corso di una manifestazione che è servita a mandare un altro ultimatum al governo: «Va avanti se abbassa le tasse e apre i cantieri».

Il leader di Italia viva è tornato a ripetere che la legislatura durerà senz’altro, l’esecutivo Conte due vediamo. Il suo obiettivo, ha detto, è «far marciare l’Italia» come marciava ai tempi in cui a palazzo Chigi c’era lui. Anche le ricette sono le stesse: bonus e rimozione delle «pastoie burocratiche come abbiamo fatto qualche anno fa con l’Expo di Milano». L’ex presidente del Consiglio assicura che non vuole ricattare l’esecutivo, ma dopo aver dettato il programma – «però non è una contro manovra» – spiega che quando tra due mesi diventerà un testo di legge «andremo dal presidente del Consiglio e gli chiederemo di trasformalo in decreto legge». E non basta, perché per Renzi «la speranza è che su questo piano convergano tutte le forze politiche di maggioranza» ma intanto la richiesta di votarlo «è rivolta a tutti, anche all’opposizione. Saranno sette punti che possono rimettere l’Italia in moto».

Il messaggio è arrivato chiarissimo a Bologna, dove è riunito il Pd. Tanto che Dario Franceschini ha immediatamente replicato: «La legge di bilancio si cambia solo per quelle cose si cui la maggioranza è d’accordo, non cercando accordi con gli avversari per fare dispetti agli alleati. Senza il gioco no tax, sì tax». E se per caso non si fosse capito, il ministro, capo delegazione del Pd al governo, è stato ancora più diretto. Condannando la «maniacale ricerca di visibilità che è tutta indirizzata alla ricerca del consenso personale». Che ce l’avesse con Renzi è evidente. E così Gianni Cuperlo, organizzatore delle giornate bolognesi del Pd, ha ricordato: «Una maggioranza di governo non è una corsa a tappe in cui uno solo vince il giro. Non c’è chi nasce campione e chi nasce gregario, anche perché l’ultimo campione ci ha lasciati al 18%