Matteo Renzi ha rottamato anche la lotta al terrorismo di George Bush jr.

Per il premier italiano, c’è un modello che funziona ancora meglio perché promosso da un leader arabo: il sanguinario Abdel Fattah al-Sisi. La sua repressione politica delle opposizioni, mascherata da lotta al terrorismo, è entrata nel mito, dopo gli attacchi al Charlie Hebdo. Nel discorso di chiusura del semestre italiano di presidenza dell’Ue, Renzi ha citato gli incontri di Roma e Cairo con al-Sisi come «punti di svolta».

Secondo Renzi, il golpista egiziano ha pronunciato un «grande discorso all’Università» di al-Azhar, lo scorso primo gennaio. L’ex generale aveva parlato della necessità di una «rivoluzione religiosa» per sradicare il fanatismo.

Eppure Renzi dimentica che l’ipocrisia di al-Sisi nasconde la continua repressione della libertà di stampa in Egitto, l’attivazione dei jihadisti del Sinai per giustificare l’autoritarismo di regime, la richiesta di più ingenti aiuti militari occidentali e l’assurda condanna a tre anni di un giovane per «ateismo».