Ancora non è «matrimonio elettorale». Ma il flirt c’è, eccome. Del resto, è di convenienza. Così almeno la pensano al Nazareno, dove Guerini e Delrio, gli ambasciatori incaricati da Renzi a trattare, sarebbero a buon punto con Alfano per fare rientrare Ap nei ranghi. Non c’è in ballo solo il «dossier Sicilia», ma una intesa più ampia che porta dritta alle politiche di primavera.

 

castiglione

«Il dialogo è in uno stato avanzato, anche se l’accordo ancora non c’è», ammette il sottosegretario Giuseppe Castiglione, coordinatore di Ap nell’isola. Cautela, insomma. Anche perché Alfano è ancora corteggiato anche da un pezzo di Forza Italia, con Gianfranco Miccichè che ce la sta mettendo tutta per convincere Ap ad allearsi in Sicilia, avendo ricevuto da Berlusconi il mandato a provarci. «Un tentativo generoso quello di costruire nell’isola un’alleanza sul modello del Ppe europeo ma la presenza di Salvini, da cui siamo molto distanti, ne impedisce la realizzazione», glissa però Castiglione. Se Berlusconi decidesse di mollare Lega e Fdi, dunque, l’operazione si potrebbe fare. Una partita quindi apertissima, con Ap nel ruolo di jolly e che sta giocando la sua partita mettendo sul tavolo un consenso elettorale che nell’isola Alfano calcola intorno al 10%.

A dare un accelerata al dialogo col Pd sarebbe la disponibilità offerta dai renziani a includere nell’intesa sulla Sicilia anche l’accordo per le politiche; disponibilità negata invece da Forza Italia, con un pezzo del partito che rimane ostile nei confronti dell’ex delfino ritenuto un ’traditore’ per l’appoggio ai governi Renzi e Gentiloni. Alfano avrebbe posto due pregiudiziali ai «renziani»: la candidatura di un ’centrista’ a governatore della Sicilia e l’intesa a presentarsi in coalizione al Senato se la legge elettorale rimanesse quella attuale. Da sola Ap è ben lontana dalla soglia di sbarramento dell’8% prevista per l’ingresso a Palazzo Madama, mentre è convinta di superare il 3%, il quorum per chi si presenta in coalizione, in parecchie regioni, almeno nel centro-sud. Alfano ragiona sui dati delle europee di tre anni fa, quando Ap insieme all’Udc ottenne più del 3% ovunque tranne che in Toscana. I centristi ritengono di potere bissare quei risultati, almeno in Calabria (11,4% alle europee), in Sicilia (9,1%), in Puglia (7,1%) e in Campania (5,4%). Nonostante oggi il quadro sia mutato. L’Udc infatti s’è spaccata, con Cesa che ha tenuto in mano il partito transitando nel centrodestra e l’ex Casini, col sodale Gianpiero D’Alia, transitato nei ’Centristi per l’Europa’. Tendendo la mano ad Alfano due giorni fa proprio Casini, confermando l’alleanza col Pd, ha messo sul tavolo una terna di nomi, come candidati a governatore in Sicilia, gradita ad Ap. A parte quello di D’Alia, ci sono gli ’alfaniani’ Giovanni La Via, eurodeputato, e l’avvocato palermitano Dore Misuraca. Altri nomi in ballo sono quelli dell’ex rettore Roberto Lagalla, cooptato nel Cnr dai renziani ed ex assessore nel governo Cuffaro, e l’eurodeputato Caterina Chinnici, che fu assessore nel governo Lombardo. Almeno i primi quattro manderebbero all’aria i timidi segnali di confronto con il resto dei partiti che nei piani del Pd dovrebbero far parte dell’ammucchiata. Mdp e Sinistra italiana spingono infatti per un candidato civico, che non faccia parte dei partiti che sostengono il governo Crocetta. Tanto meno se dovesse essere espressione di Ap e del sottosegretario Castiglione, ritenuto da Si l’artefice dello scandalo Cara di Mineo. In questo schema rimarrebbe isolato, ma il condizionale è d’obbligo, Rosario Crocetta, già in campo per bissare il mandato con il suo movimento, ’Il Megafono’. Il suo appello ai dem a fare le primarie è caduto nel vuoto, col Pd concentrato ad allearsi con i centristi. Un sondaggio in mano a Crocetta lo darebbe vincente ai gazebo contro candidati del suo stesso partito, come Davide Faraone e Giuseppe Lupo. Si aspetta anche la mossa di Campo progressista; Pisapia è in contatto con Leoluca Orlando, che in questa fase ha fatto asse con Mdp e Si con l’obiettivo di replicare il ’modello Palermo’, un civismo senza simboli che non piace però ai partiti della presunta ammucchiata; anche in questo scenario Rosario Crocetta sarebbe tagliato fuori. Tra i nomi graditi alla sinistra c’è quello di Fabrizio Micari, attuale rettore a Palermo. Si vedrà.

Sull’altro fronte le cose non vanno meglio. In casa Ap, la fronda minoritaria, guidata dall’altro coordinatore regionale Ciccio Cascio, continua a lavorare per un accordo con Forza Italia. Ma anche qui i veti abbondano: Salvini non ne vuole sapere di Alfano e company, mentre Meloni sostiene la candidatura a governatore di Nello Musumeci, sul quale Berlusconi ha commissionato un sondaggio per verificarne l’appeal elettorale. Sotto esame dei sondaggisti c’è anche l’avvocato Gaetano Armao, che fu assessore nel governo Lombardo, ricevuto ad Arcore dall’ex Cavaliere due giorni fa assieme a Miccichè.