Ci sono tre morti uccisi in uno dei luoghi simbolo anche della politica italiana. Al netto delle prevedibili speculazioni politiche, è evidente che anche il governo oggi finisca un po’ sotto botta. Il sistema di sicurezza all’interno del Tribunale di Milano non ha funzionato. Questo è chiaro a tutti. A chi cerca di presentare il conto al governo, e al governo stesso che se da una parte non può far a meno puntare il dito contro le “falle evidenti” dall’altra difficilmente verrà messo in difficoltà per questa vicenda.

 

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi è il primo ad avere gioco facile nel chiedere chiarezza. Il suo governo, ovviamente, riferirà. Parlando a Palazzo Chigi, prima ha sottolineato il presunto “atto di eroismo” dei carabinieri che “hanno disarmato il killer che aveva ancora dei caricatori e poteva fare ancora del male”. Poi ha ammesso che qualcosa non ha funzionato, ritagliandosi la parte di quello che vuole vederci chiaro, anche se la dinamica della sparatoria dice che ci sono ben poche cose da chiarire: “Oggi è successa una cosa gravissima e incomprensibile. I sistemi di sicurezza del nostro paese poggiano su donne e uomini capaci al limite dell’eroismo, ma il controllo non può permettersi di avere buchi e falle come quelli che ci sono stati nel tribunale di Milano. Bisogna accertare chi, come e perché ha sbagliato. Qualcosa non ha funzionato, chi ha sbagliato pagherà”.

 

Il presidente del Consiglio ha ringraziato anche il ministro degli Interni Angelino Alfano, anche se la cattura di Claudio Giardiello non sembra essere stata molto complicata. Anche Alfano ha promesso risposte quasi immediate, e così sarà, non essendo l’indagine particolarmente complessa: “Occorre fare chiarezza immediatamente e vogliamo che sia fatta subito, su quello che non ha funzionato nel dettaglio, su chi è il responsabile dell’ingresso di un’arma in un palazzo di giustizia”. Il ministro si è anche felicitato per “un’azione di grande sintonia fra poteri e ordini dello stato, un esempio”. Il riferimento è ad una riunione improvvisata appena dopo la sparatoria tra lui, il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati e il ministro della Giustizia Orlando.

 

Anche Orlando, che insieme ad Alfano, ha incontrato i parenti delle vittime, ha parlato di gravi errori nel sistema di sicurezza. “Le indagini che abbiamo chiesto di operare con la massima rapidità – ha precisato – ci daranno informazioni per ricostruire le responsabilità di questa vicenda e per una riflessione più generale”. Per questo il ministro ha convocato una riunione (si terrà tra una decina di giorni) per incontrare tutti i procuratori generali presso le corti d’appello. Sono loro i responsabili anche per quanto riguarda i provvedimenti che vanno presi per tutelare la sicurezza all’interno dei palazzi di giustizia. E’ probabile che mai come questa volta i magistrati ne approfitteranno per sottolineate le condizioni di lavoro delle persone che passano le giornate nei tribunali. Pessime, dicono oggi.