Quelli del Pdr, il partito di Renzi, i pasdaran delle vecchie kermesse, sono stati finalmente accontentati. Ringraziano affollando la Stazione Leopolda ben oltre la sua capienza, in coda fin dal primo pomeriggio, tanto da convincere l’organizzazione ad aprire i cancelli con due ore di anticipo, e lasciar fuori più di un migliaio di sostenitori. Lui, il leader, è già qui, complice l’inaugurazione della mostra “Il tappeto volante” in memoria dell’amico fotoreporter Tiberio Barchielli, al fianco di Matteo Renzi sia prima che durante gli anni di Palazzo Chigi.
“Dalla Leopolda zero polemiche – risponde ai cronisti che gli chiedono dell’emendamento per togliere “quota 100” – cerchiamo solo di migliorare la manovra economica”. Circondato da fotografi e cameramen, Renzi ha il volto soddisfatto di chi ha ritrovato una centralità politica difficile da immaginare a inizio estate. Certo, la sua Italia Viva non è il Pd, la media dei sondaggi elaborata per Sky Tg 24 fissa l’attuale gradimento degli elettori al 4,6%. Ma è azionista del Conte bis, e comunque lui non si volta indietro: “Partiremo ricordando i nostri primi dieci anni – anticipa nella sua e-news – e però anziché perderci in struggenti nostalgie ragioneremo di come sarà il mondo tra 10 anni. E di quale Italia vogliamo”.
La “Leopolda10 – Italiaventinove”, sia per l’organizzazione che per la scenografia, porta la firma del manager televisivo Lucio Presta. Ha scelto un palco da concerto rock, con una passerella che si allunga verso la platea. Un albero di corbezzolo dei vivai pistoiesi, un sempreverde con fiori bianchi e frutti rossi, abbellisce una scena arredata con divani in pelle, un giradischi, una macchina da scrivere, un mappamondo e delle valige. Accanto all’albero una panchina da parco e l’altalena. Con il colore fucsia – quello del simbolo che sarà deciso oggi fra tre variazioni diverse – che avvolge l’insieme.
Insomma è la piccola casa di un nuovo, piccolo partito. Che crescerà, sono convinti i renziani che hanno seguito il leader in questa avventura politica. Per tutti esemplifica Roberto Giachetti: “La Leopolda è una comunità di persone libere che hanno voglia di impegnarsi in politica e di provare a farla in un modo nuovo”. Quanto al “fattore Renzi”, ben noto a chi abbia avuto a che fare con il rottamatore, Giachetti tiene la linea: “Il governo lo abbiamo appoggiato un mese e mezzo fa. Noi andiamo avanti con le nostre idee e le nostre proposte, e cerchiamo di fare sintesi insieme alle altre forze politiche”.
Sembra fargli eco Simona Bonafè, europarlamentare Pd e segretaria toscana del partito, molto applaudita al suo arrivo (“Brava Simona, hai fatto bene a venire”): “Sono qui alla Leopolda perché gli avversari del Pd non sono qui dentro, anzi qui c’è una forza alleata al governo, una forza che anche alle prossime elezioni toscane può allargare il centrosinistra. E poi perché la Leopolda è sempre stato un luogo di discussione. E io penso che alcune delle battaglie emerse qui, io continuerò a portarle avanti nel Pd. Quella di Italia Viva è una sfida che dobbiamo cogliere prima di tutto noi” Oltre a Bonafè sono alla Leopolda l’altro europarlamentare Nicola Danti – dato in entrata in Italia Viva – e naturalmente Eugenio Giani, presidente del consiglio toscano pronto a correre alle possibili primarie per succedere a Enrico Rossi.
Alle nove in punto Renzi apre la kermesse. Alla sua maniera: “Qui c’è un popolo che non ha paura di dire quello che pensa. Che è forte quando le cose vanno bene e che non ha paura di dire la sua quando le cose non vanno bene. Se non fate i conti con questo popolo è un problema vostro, non nostro. Gente che non ne può più del populismo e della demagogia”. Di cui peraltro usa, e abusa, anche lui. Comunque rassicurando: “Dire le proprie idee non è un ultimatum al governo, che ho fatto nascere appena un mese fa”. Infine si guarda alla guerra di Erdogan: “ Noi siamo dalla parte dei curdi, e ci collegheremo con Kobane per parlare con alcune meravigliose ragazze curde. Perché è inutile parlare di futuro se non difendiamo chi ha lottato per la nostra libertà contro gli estremisti dell’Isis e oggi viene sacrificato dalla colpevole latitanza dell’Occidente. La Leopolda chiama Kobane e dice chiaramente che l’Europa deve fare molto di più per fermare questo massacro”.