«Togliamoci di dosso la paura e scriviamo la storia». È un Matteo Renzi, come di consueto, gonfio di orgoglio, quello che – sceso da un Falcon 900 – inaugura il nuovo stabilimento produttivo della Piaggio Aereospace, a Villanova d’Albenga (Savona), per sistemi aerei a pilotaggio remoto, velivoli e motori aeronautici. Il premier elogia «la gente di Piaggio» che ha evitato il baratro e «non ha mai avuto paura del futuro». Ma ignora la protesta che monta fuori. E tutti gli effetti collaterali di quella che lui chiama «avanguardia»: in altri termini, esuberi ed esternalizzazioni. Se ne tiene ben lontano.

Ai cancelli, il Comitato «No esternalizzazioni, tutti in Piaggio» attacca: «C’è un nuovo stabilimento ma non c’è una nuova fabbrica! Lo stabilimento di Villanova d’Albenga nasce perché chiude quello di Finale Ligure e si ridimensiona fortemente quello di Genova Sestri Ponente». Con la nuova sede produttiva – denuncia un gruppo sparuto ma determinato di lavoratori – gli occupati passeranno da 1300 a meno di mille, con 300 esuberi. La Fiom locale lo dice chiaro: «Non c’è nulla da festeggiare».

Tra i primi ad arrivare al presidio, gli «esternalizzati» di Piaggio, che passeranno, a Laer, l’azienda che ha rilevato alcune lavorazioni del gruppo. Si tratta di 99 dipendenti della Piaggio di Finale Ligure che «dovrebbero, secondo i sostenitori del progetto, licenziarsi volontariamente per essere assunti da una società». La domanda è: «Applicheranno le nuove norme per cui, dopo anni e anni di lavoro in Piaggio, chi sarà assorbito da Laer sarà assunto senza le tutele dell’articolo 18?». Risposte inevase da Renzi, che ha difeso, ancora una volta, il Jobs Act, nonostante le contestazioni che accompagnano il suo tour nelle fabbriche, in Lombardia; giovedì, all’Alcatel di Vimercate, ieri a Villanova d’Albenga.

Davanti ai cancelli della Piaggio, anche i rappresentanti della Lista Tsipras con lo striscione «L’Italia è una repubblica di licenziati e mazziati», della Lega Nord con il cartello «Renzi fatti eleggere». E del Movimento 5 Stelle con lo slogan «Hammerhead P1HH – articolo 11 della Costituzione», in riferimento all’aereo drone prodotto da Piaggio e al ripudio costituzionale della guerra. Proprio passando davanti all’Hammerhead, Renzi, accanto al ministro della difesa Roberta Pinotti (e poco distante dal cardinale Bagnasco, presidente Cei), ha ribattuto ai giornalisti che gli chiedevano notizie sulla legge elettorale: «Qui c’è il futuro e voi parlate di legge elettorale…».

Il nuovo stabilimento Piaggio Aerospace è costato 145 milioni di euro e sorge su una superficie di 127 mila metri quadrati. Alla cerimonia, di fronte a numerose autorità civili e militari, a oltre 500 ospiti internazionali e a diversi lavoratori, Renzi ha rilanciato l’appello a un dialogo, magari a una pacificazione, sul tema del lavoro. Zero conflitti e fine dello scontro. «Guai a pensare che si possa fare del mondo del lavoro il terreno dello scontro. È giusto avere idee diverse, è bello confrontarsi, ma ci sia capacità di non mettere gli uni contro gli altri». Poi cita Giorgio Gaber per richiamare il «senso di appartenenza» in una fabbrica: L’appartenenza è avere gli altri dentro di sé. E ancora: «Quando si sta in un’azienda ci lega qualcosa di più che lo stipendio, ma l’idea di appartenere a una storia».

Dura la replica del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso: «Avendo innescato lui lo scontro sul lavoro, Renzi deve interrogarsi sulla linea che ha proposto. Se è quella della divisione tra lavoratori pubblici e privati, tra stabilizzati e non e di togliere i diritti per chi lavorerà in futuro, è lui che deve risolvere lo scontro». A margine di un convegno a Padova, Camusso ha sottolineato: «Dobbiamo ragionare su un mondo del lavoro unito e unitario e per questo la prima condizione è togliere di mezzo le volontà di ulteriori divisioni».

Oggi, un’altra tappa per Renzi, in Emilia al taglio del nastro della Variante di Valico. Anche in questo caso non sarà, probabilmente, un’accoglienza a braccia aperte.