L’appuntamento è sul presto a Palazzo Chigi. Il presidente del consiglio ha convocato i capigruppo di maggioranza e opposizione alle 7 e mezzo per un ’consiglio di crisi’. Accanto a lui ci sono i ministri Gentiloni e Alfano (oggi sarà a Bruxelles per un vertice d’emergenza dei ministri degli interni Ue) e il sottosegretario con delega ai servizi Marco Minniti, che daranno le informazioni alle forze politiche sullo stato della sicurezza del nostro paese. Ma a chi ascolta viene chiesto uno sforzo di riservatezza. Renzi apre il discorso con la notizia che sta a cuore a tutti: «È stata presa ogni misura di sicurezza necessaria anche se non risulta ad ora una minaccia specifica in Italia». Sarà, in sostanza, quello che più tardi ripeterà al Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza, il direttore dell’Aisi Arturo Esposito nel corso di un’audizione convocata prima dei fatti di Bruxelles. Il che già dice molto. «Non c’è alcun segnale che ci porti a dire che c’è un passaggio dalla possibilità alla probabilità che qualcosa accada in Italia», riferisce il presidente del comitato Giacomo Stucchi. Ma questo non significa che il contesto europeo non autorizzi una forte preoccupazione.

E infatti davanti alle forze politiche Renzi non minimizza. Le performance dei servizi e delle polizie della Ue non lo consentono. «Occorre stringere sui meccanismi di intelligence fra i Paesi europei e non solo, valorizzare Europol, lavorare su una struttura condivisa», dice, riprendendo la proposta che già lo scorso sabato – ancora una volta prima degli attentati – il ministro a Orlando aveva formulato da Napoli. Poi rilancia il suo cavallo di battaglia: per contrastare il terrorismo bisogna anche «mettere denari veri sulle aree urbane». «Continuo a pensare che l’aspetto educativo per sconfiggere minacce nate e cresciute in Europa sia fondamentale». Le opposizioni intervengono, ma stavolta il tasso di polemica resta basso, Lega a parte. «Ci sono state date informazioni che era giusto che le forze politiche sapessero», ammette il forzista Paolo Romani. «Confronto utile in un passaggio delicatissimo per l’Europa» anche per Arturo Scotto (Si), «non è accettabile nessuna forma di sciacallaggio». Il riferimento è al leghista Salvini che per il secondo giorno attacca il premier «complice» dei terroristi e «colpevole» di non attuare «espulsioni di massa». Per l’occasione gravissima – nel corso della riunione si viene a sapere che c’è un’italiana fra i dispersi, Patricia Rizzo – anche l’M5S tiene i toni bassi. Dentro il palazzo chiede «di passare dalle parole ai fatti». Fuori, da piazza Montecitorio dove si svolge un sit-in contro il dl sulle banche (nel pomeriggio viene votata la fiducia), persino Alessandro Di Battista riconosce a Renzi di tenere le posizioni sulla Libia: «No a interventi armati e stop con gli errori del passato. Mi auguro che Renzi resista, sono settimane che lo fa nonostante le pressioni che arrivano dagli altri paesi e gliene do atto».

La vicenda dell’esposizione negli scenari di guerra, o di possibile guerra come la Libia, ha un ruolo nella scelta degli obiettivi dei terroristi dell’Isis. Lo conferma indirettamente il direttore dell’Aisi nella sua esposizione al Copasir. Parigi e Bruxelles sono due capitali di paesi in prima fila sui fronti. Ma anche due città in cui le cellule terroriste hanno più «agibilità» nei quartieri dell’immigrazione in cui il controllo è più scarso. E non c’è paragone con le città italiane: con buona pace dei Fratelli d’Italia che a Palazzo Chigi invece sollevano il (presunto) problema del Pigneto, zona della movida romana ad alta presenza di immigrati che per l’ex msi Rampelli rischia di diventare come Molenbeek «brodo di coltura di terroristi». È persino Alfano a dover replicare che dati alla mano non è così.

Ma è chiaro che la famiglia politica verde-bruna cerca di sfruttare l’onda dell’emozione degli attentati per lucrare voti. E così la candidata romana Giorgia Meloni attacca Lady Pesc Federica Mogherini per essersi fatta sfuggire le lacrime in pubblico: «È simbolo di un’Europa debole, molle e incapace. Me ne vergogno, così come mi vergogno di Alfano e di Renzi, perché per combattere il terrorismo servirebbero fegato e attributi». Donne molli e maschi senza attributi: e il femminismo di cui aveva fatto sfoggio contro l’avversario Bertolaso solo pochi giorni fa è già archiviato.