Renzi smentisce, attività ormai quotidiana che sembra impegnarlo più di ogni altra in quel del Forte. Vero è che il ragazzo si conferma fantasioso. Un giorno si affida alle «voci» di palazzo Chigi, che anche se dovessero dimostrarsi fuorvianti con chi te la prendi? Un altro, per la precisione ieri, ricorre alla magia dei tweet, che nella loro obbligatoria stringatezza sono una manna per l’ambiguità. L’hashtag questa volta è da antologia: «#maddeche», preceduto da un «#nonesiste». Lo leggi e per un attimo ti balena nella mente il Lorenzo di Corrado Guzzanti, e non è che la sovrapposizione ci stia male.

L’hashtag in coattese sigla un’appena meno inarticolata affermazione: «I giornali sono pieni di progetti segreti del governo. Tanto segreti che non li conosce nemmeno il governo». L’allusione è ai diversi progetti di interventi sulle pensioni ai quali il Mef sta certamente lavorando, anche se non è ancora detto che diventino poi davvero operativi. A parlarne, però, non sono «i giornali» ma ministri (Poletti) e sottosegretari (Baretta) di quel medesimo governo che delle farneticazioni in questione, stando a Renzi, dovrebbe non sapere nulla.

Del resto, a leggerla bene, la smentita non smentisce nulla. Non a caso, il twitttatore folle subito dopo infiamma di nuovo la tastiera per rivendicare l’imminente riforma della giustizia civile «che in Italia civile non è», concludendo con un sonoro «ne vogliamo parlare?». Poi passa allo Sblocca-Italia e anche qui, amici cari e rosiconi vari, «ne vogliamo parlare?». Figurarsi, non fosse che il parlarne serve in questo caso a non parlare del resto, in concreto dei rapporti con l’Europa e delle misure che il governo dovrà pur prendere a brevissima scadenza, se non per fronteggiare davvero la crisi, almeno per recuperare i fondi mancanti.

A prendere sul serio il primo governante, infatti, si dovrebbe concludere che su quei fronti la sua energica squadretta non stia facendo rigorosamente nulla. C’è da quasi da sperare che, come non di rado gli capita, il boy scout stia mentendo. Per una volta non si può non solidarizzare con Brunetta che chiede al premier di dire chiaramente «quali sono le sue reali intenzioni».

Risposta difficile, dal momento che probabilmente Renzi è il primo a non saperlo. Evasività, reticenza, maestria nello stornare l’attenzione sono funzionali a una scommessa che è uguale e opposta a quella sulla quale il fiorentino punta sin da quando ha conquistato palazzo Chigi. Allora la speranza era quella di prendere tempo fino ad agganciare la ripresa continentale e la conseguente sterzata dei vertici europeo. Ora che quel miraggio è sfumato, si tratta invece di aspettare fino a che proprio il ritorno della crisi non imporrà all’Europa di cambiare indirizzo, come vivamente si auspica. Situazione rovesciata, ricetta identica.

Non è una certezza, ovvio, ma neppure a priori un miraggio. La nota dolente è che per “vedere” quella carta coperta, l’mpostazione futura della politica economica europea e la sua maggior o minore continuità con quella sin qui adottata, ci vorranno mesi. Bisognerà attendere il pieno insediamento della nuova Commissione e forse qualcosa in più. Se le cifre fossero state davvero quelle previste, non sarebbe stato difficile. Essendo quelle che sono lo è eccome.

Senza contare gli equilibri nazionali interni con Fi che anche ieri ha sparato a zero sull’ipotesi di un «contributo di solidarietà». Un po’ era inevitabile, trattandosi del cavallo di battaglia azzurro, un elemento tanto nevralgico per Arcore da doverlo, ove fosse confermato, contrastare sul serio, come una vera opposizione, nonostante l’ottima intesa tra i due soci del Nazareno. Ma un po’ l’intemerata fa anche parte della campagna ormai esplicita di Berlusconi per costringere Renzi a riconoscerlo come socio a pieno titolo, anche sul piano delle politiche economiche.

Di qui a gennaio, dunque, Renzi sarà davvero costretto a navigare alla giornata, deviando quanto più possibile l’attenzione e abborracciando misure tampone, utili solo per passare la nottata sperando che qualche santo europeo faccia nel 2015 il miracolo. Il ministero dell’Economia lavora sulla sanatoria edilizia. Probabilmente sarà inevitabile, ma il fortemarmino spera di evitarla. Sarebbe un figuraccia. Il Mef prepara una mazzata che lèvati sulle pensioni. Il giovanotto non la esclude, per questo twitta smentite inconsistenti. Però neppure la dà per certa. Aspettiamo. Vediamo. Intanto tiriamo avanti e incrociamo le dita. Non è che sia precisamente una rivoluzionaria novità per la politica italiana…