Le aperture di Angela Merkel rispetto a un’interpretazione più flessibile del patto di stabilità si scontrano subito in casa con il partito del rigore a oltranza. Se l’altroieri la cancelliera, attraverso il suo portavoce, si era mostrata possibilista a determinate condizioni, già ieri mattina sulla Sueddeutsche Zeitung campeggiava l’altolà del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, seguito a ruota da quello del ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble. Come deciderà di muoversi Merkel – se effettivamente discostandosi dalla linea ribadita dalla Bundesbank, che invoca «semmai regole più severe e rigide» – lo si capirà al Consiglio europeo di domani e venerdì.

Alla vigilia di quell’appuntamento, Matteo Renzi, nella sua informativa alle camere sul semestre italiano di presidenza dell’Ue, ribadisce: «Non vogliamo cambiare le regole, ma nel dire che devono essere osservate, diciamo con chiarezza che quelle regole impongono al centro dello stare insieme in Europa non solo il rispetto dei parametri di bilancio, ma la crescita dei paesi e questo finora non è avvenuto». E che crescita e occupazione debbano essere le priorità è quanto è stato scritto nel documento che Herman Van Rompuy, presidente uscente del Consiglio Ue, presenterà al vertice. Dunque, ripete il premier, l’Italia chiederà anche all’Europa di cambiare verso «con grande convinzione e determinazione». Sul piatto, per ottenere maggiore flessibilità (ma «non vogliamo sforare il 3%», ripete), Renzi mette un piano di riforme, la «cornice» che, gli è stato rimproverato – come dice lui stesso a Montecitorio – manca ai provvedimenti finora messi in campo. Ma il velocista non corre più: il suo progetto, spiega, si srotolerà nell’arco di «1000 giorni», entro la fine di maggio 2017, perché evidentemente, nonostante le aperture che eventualmente Merkel confermerà, la ripresa non è a portata di mano. Tuttavia il presidente del consiglio, forte del 40,8% alle europee, rivendica una «recuperata autorevolezza» italiana, quella che secondo lui potrà consentire di guardare all’Europa, dal prossimo semestre, con maggiore fiducia . E poi a «profeti e vestali del rigore» ricorda che nel 2003 fu consentito a Germania e Francia di sforare il 3%. Ma Renzi torna a chiedere una svolta anche sul tema dell’immigrazione, perché una Ue che «racconta come va pescato il tonno e poi si volta se in mare ci sono cadaveri non è di civiltà». E «se dobbiamo sentirci dire che questo problema non la riguarda, allora diciamo ’tenevi la vostra moneta e lasciateci i nostri valori’».

Entro venerdì, l’Italia vorrebbe chiudere anche la partita delle nomine e Sandro Gozi, sottosegretario agli affari europei, ribadisce che l’incarico di Alto rappresentante Ue per la politica estera «può benissimo spettare all’Italia», dunque conferma che l’attuale titolare della Farnesina, Federica Mogherini, è in corsa. Ma per il governo italiano l’accordo dovrà riguardare complessivamente le cinque principali postazioni: i presidenti di Commissione, Consiglio e Parlamento, il presidente dell’eurogruppo e, appunto, Mr. o Mrs. Pesc.
La prospettiva ti un trasloco a Bruxelles di Federica Mogherini, con l’ipotesi che agli esteri si trasferisca, dalla difesa, Roberta Pinotti, agita gli alfaniani e i centristi, preoccupati per l’apertura di un rimpasto che potrebbe finire con un ridimensionamento della loro presenza al governo.