La polemica sulle parole di D’Alema per cui Articolo 1 può finalmente rientrare nel Pd perché la “malattia” è passata ha tratti surreali. Soprattutto per l’incapacità, evidenziata dai protagonisti, di cogliere il vero nucleo del problema e cioè la mancanza di una sinistra seria ed autonoma in Italia.

I renziani del Pd si sono offesi perché il loro leader è stato definito “una malattia”. Bene ha fatto Andrea Carugati a ricordare sul manifesto che “malattia” è il Pd come tale. Renzi è stato solo il sintomo peggiore di un male che rimanda alle origini stesse di quel partito. Basti ricordare qualche dato.

Con il referendum del dicembre 2016 la stragrande maggioranza degli italiani bocciava la deforma costituzionale del governo Renzi. Cadeva il governo e con lui il suo premier. La malattia era stata sanzionata dunque dal popolo italiano e la cura individuata nella Costituzione.

A gennaio 2017 Renzi si dimetteva anche da segretario del Pd, ma annunciando che si sarebbe ricandidato alle nuove primarie. Ebbene nell’aprile 2017 la base del Pd fece vincere di nuovo nettamente Renzi, con il 69% dei voti. Perseverare est diabolicum. Tanto che la “malattia” addirittura si aggravò.

Renzi portò al disastro delle politiche del 2018, quando il Pd fu ridotto al 17% dei suffragi. Per la seconda volta fu il popolo italiano a segnare la sorte politica di Renzi. Che finalmente se ne andò per la sua strada. Ma la “malattia” rimase, prima con la vuota segreteria Zingaretti, poi con Letta richiamato da Parigi. Evidentemente mancavano “medicine” interne.

Che senso ha oggi porsi anche solo il problema del rientro nel Pd? Arturo Scotto e Federico Fornaro rispondono che Articolo 1 non ha mai voluto essere la Linke italiana. Veramente nessuno lo ha mai pensato. Ma forse il problema vero non è proprio quello di una nuova sinistra in Italia?