Non è passata inosservata ieri la presenza di Maurizio Landini a Palazzo Chigi. Il segretario della Fiom ha colloquiato con il presidente del Consiglio Matteo Renzi per un’ora e mezza. «Abbiamo parlato soprattutto di crisi, il settore metalmeccanico attraversa una dura crisi. Sapete cosa ci aspetta da settembre» ha detto Landini all’uscita dall’incontro. E a chi gli chiesto se si è parlato anche di legge di stabilità o di riforma del lavoro, a 24 ore dal Consiglio dei ministri che nelle intenzioni di Renzi dovrebbe segnare la «ripartenza con il botto», Landini ha risposto seccamente: «Non dico nulla».

Dopo pochi minuti è arrivato il commento da parte di una Cgil apparentemente sorpresa. «C’è da augurarsi che siano state trovate delle soluzioni alle molte vertenze aperte, da Alcoa a Piombino, dall’indotto di Melfi alla Sevel – si legge in una nota – La situazione del settore metalmeccanico è molto grave, il numero delle aziende in crisi si allunga ogni giorno ed è bene che il governo si assuma degli impegni».

Soluzioni che non sono state annunciate. E forse non rientravano tra gli obiettivi di un incontro come quello di ieri. Renzi, tra l’altro, ha incontrato anche il presidente della regione Piemonte Chiamparino. La visita di Landini sembra avere confermato piuttosto l’esistenza di un canale preferenziale con il presidente del Consiglio, nelle stesse ore in cui la polemica con il segretario generale della Cgil Susanna Camusso è tornata a farsi sentire sul taglio dei permessi sindacali dal primo settembre.

Per Camusso la riforma della pubblica amministrazione potrebbe accendere l’«autunno caldo»: «Non è nelle nostre intenzioni ma, sì, potrebbe essere – ha detto – Siamo preoccupati, non vediamo le risposte necessarie a una domanda molto importante: che tipo di amministrazione vogliamo in Italia?». Renzi ha risposto sferzante: «Facciano pure, già l’estate non è stata granché». Il conflitto tra Camusso e Renzi (e tra le righe tra Landini e Camusso) riguarda il ruolo di interdizione che i sindacati eserciterebbero rispetto ad una «modernità» che il premier vorrebbe incarnare in nome di un populismo che supera «corpi intermedi» come il sindacato (o la burocrazia).

Camusso respinge l’accusa: «Bubbole, il decreto legge del governo ha finito per salvare e preservare tutti quelli in grado di esercitare una lobby. Così si finisce solo per penalizzare i lavoratori». In altre parole, il governo riduce la P.a. a «staff politico» e ad uno «spoil system» ancora più feroce di quello esistente.

Landini tiene a dimostrare che il suo non è un sindacato «antagonista» ma propositivo anche perché firma accordi come quello sull’Electrolux. «Nelle condizioni di oggi non credo che si tratti di scioperare contro ma di mobilitarsi per un pacchetto di proposte – ha detto il leader delle tute blu Cgil – Questo è il modo per cambiare verso nelle fabbriche e negli uffici. E forse evitare l’esplosione sociale».