Corre ai ripari, Matteo Renzi, tenta di indorare la pillola ai romani e ai circoli del Pd sul piede di guerra, e prova a spegnere la miccia che innescata nella guida bicefala e prefettizia della Capitale. Ieri a Palazzo Chigi ha intrattenuto per un’ora il commissario di Roma, Francesco Tronca, per rassicurarlo della «massima disponibilità del governo» e chiedergli però «che per la prima volta ci sia una polemica in meno».

Messo in sordina per un giorno il dream team che dovrà bissare con il Giubileo il «successo dell’Expo», e rinviato alla prossima settimana il varo del decreto contenente ruoli e risorse («Forse venerdì prossimo», ha annunciato il sottosegretario De Vincenti), il premier corregge il tiro pure sull’Anno santo: «Non un grande evento ma un’occasione dedicata agli ultimi, al valore delle periferie», afferma durante la Giornata dell’Unità nazionale.

Al prefetto Franco Gabrielli a cui andranno poteri straordinari per governare il Giubileo e anche diversi settori strategici della Capitale, non piaceva affatto l’idea di fungere da agenzia pubblicitaria del segretario del Pd. «Roma è una città ancora malata» e nei cittadini «sta subentrando scoramento e sfiducia», ha detto Gabrielli a Sky Tg24, aggiungendo che «c’è ancora tantissimo lavoro da fare per il commissario, nei pochi mesi che avrà a disposizione, ma soprattutto per la nuova amministrazione» che si insedierà dopo le elezioni.

Un incubo per tutti, l’appuntamento di primavera, tanto che i fautori del partito della nazione stanno ragionando davvero sull’ipotesi di convergere tutti, dal Pd a FI, sulla candidatura a sindaco di Alfio Marchini. «È «una strada percorribile, sennò vince il M5S», ha detto la ministra Lorenzin a Corriere.it. È il candidato ideale, Marchini, perché ha «una visione politica» ma è «al di sopra dei partiti politici» sempre «se non si spiaggerà sul centrodestra come candidato marchiato». Prima però, precisa Lorenzin, bisogna «azzerare le classi politiche che hanno governato la città negli ultimi 15 anni».

Fase già cominciata: «Quello che ha fatto Renzi è incredibile – attacca Pippo Civati – C’è uno strato di commissari politici, istituzionali e prefettizi che non ha precedenti nella storia di Roma». Troppi per gestire l’ordinaria amministrazione fino alla prossima primavera, «a meno che – nota il consigliere regionale Di Paolo (Ncd) – non siano un preludio al rinvio delle elezioni».

Ma dopo l’incontro con Renzi, Tronca può procedere un po’ più a cuor leggero: «La squadra di subcommissari? Secondo me sta per arrivare», dice. E per stabilire «le priorità tra le priorità» su cui lavorare, convoca per questa mattina in Campidoglio tutti i direttori di municipio e – ma solo in un secondo momento – anche i presidenti. Una mossa che non è piaciuta ai minisindaci: «È un inizio poco convincente nei rapporti con le istituzioni democraticamente elette», commenta Andrea Catarci (Sel).

A Tronca i presidenti spiegheranno che le emergenze sono l’edilizia scolastica, il decoro della città e la «questione sociale, perché se non viene approvata la variazione di bilancio che prevede 4,9 milioni in più per i municipi – afferma il coordinatore dei minisindaci, Daniele Torquati – non potremo più provvedere all’assistenza ai disabili, a quella dei bambini disabili nelle scuole e alle rette per minori in casa famiglia». Anche se il Giubileo fosse un successo strepitoso.