Quello del 26 aprile su Sky sarà con ogni probabilità l’unico confronto tv fra i tre candidati alle primarie Pd. Il ministro Orlando chiede ogni giorno all’ex premier di farne uno anche in Rai, la tv pubblica accusata di trascurare i due inseguitori; gli si accoda infatti anche Michele Emiliano. Ma Renzi sarebbe orientato per il no.

La cosa fa arrabbiare il Guardasigilli che considera la scelta un chiaro segno del disinteresse di Renzi per il confronto interno. Lo spiega Vannino Chiti: «Fosse così si confermerebbero la sua passione non per il partito ma per Palazzo Chigi; e la sua illusione di poter governare e addirittura trasformare l’Italia senza un partito e un’alleanza di centrosinistra».
All’alleanza di centrosinistra in effetti Renzi non pensa affatto, con buona pace di Giuliano Pisapia che ancora ci spera. L’ex premier è da sempre dell’idea che oggi Matteo Orfini ammette apertamente: e cioè che la riedizione di una coalizione «non serve a nessuno». Così come non serve, anzi rischia di essere controproducente, far circolare la suggestione di un fronte dei «sistemici» contro gli «antisistema»,ovvero Grillo. L’ipotesi ha il copyright di Dario Franceschini ma negli scorsi giorni è rimbalzata nelle parole del capogruppo al senato Luigi Zanda sul Foglio, provocando fastidio fra i renziani: il rischio è scatenare l’attacco di M5S sull’evocato nuovo patto del Nazareno.

Ma è chiaro che presto il Pd avrà bisogno di una mano di Forza Italia per la legge elettorale, dossier fin qui rimasto impantanato in attesa del congresso Pd. Se ne parlerà alla fine delle primarie, dopo l’assemblea dell’8 maggio che proclamerà il nuovo segretario (quello vecchio) e che ridisegnerà a suo vantaggio i rapporti di forza nel partito in vista del voto. Per il 2018 Renzi punta a un gruppo parlamentare blindato che conceda poco anche alle correnti che lo hanno sostenuto (franceschiniani e giovani turchi non passati con Orlando).

Per portare in buca questo disegno Renzi giocherà la più classica della politica dei due forni: da Forza Italia può ottenere il sì all’armonizzazione delle soglie di ingresso al 5 per cento (ora alla camera è il 3 della camera e al senato l’8), cosa che «sfoltirebbe» il parlamento dai «partitini» e consentirebbe una campagna elettorale tutta incentrata sul voto utile. Senza però concedere in cambio quel premio di maggioranza voluto dal Cavaliere e che per Forza Italia sarebbe risolutivo per costringere Lega e Fdi all’alleanza di centrodestra. Per farlo Renzi ha già cominciato a sventolare il ’forno’ 5 stelle: che potrebbero votare la cancellazione dei capilista bloccati. Per Forza Italia sarebbe un disastro.

Intanto l’ex premier deve portare a casa le primarie. Il suo rush finale è partito ieri con la partecipazione alla «Maratonina» di Prato. La performance non è stata smagliante per sua stessa ammissione («21 chilometri in 2 ore e 1 minuto, non esattamente il nostro miglior tempo personale»), ma quel che conta è «la festa di popolo», scrive su facebook. Sarà lo stesso commento, c’è da scommetterci, della notte del 30 aprile.