Quattro emendamenti per smantellare il ddl Zan contro l’omotransfobia. Sono quelli presentai ieri da Italia viva in vista della nuova riunione del tavolo politico di maggioranza prevista per martedì. In questo modo il partito di Renzi rischia di segnare la sorte del provvedimento, rendendo sempre più complicata l’approvazione di un testo che pure, a novembre dell’anno scorso, aveva contribuito a far passare votandolo alla Camera.

E come se non bastasse chiede oggi di cancellare alcune delle modifiche che otto mesi fa proprio Italia viva volle apportare al testo base. Una novità che sicuramente farà piacere alle destre, da sempre contrarie al ddl Zan, ma che lascia a bocca aperta Pd, M5S e LeU, gli unici ormai, insieme al gruppo delle Autonomie, a sostenere la legge. «Per quanto ci riguarda – commenta la vicepresidente del Senato e responsabile giustizia e diritti del Pd, Anna Rossomando – il testo approvato a Montecitorio è il punto più avanzato possibile da portare in Aula. Poi ognuno fa le sue scelte. Quella del Pd è chiara».

Il colpo più duro gli emendamenti presentati ieri da Davide Faraone, capogruppo di Iv al Senato , e Giuseppe Cucca, capogruppo in commissione Giustizia, lo assestano all’articolo 1 del ddl Zan con cui alla Camera si è voluto specificare cosa si intende con i termini «sesso», «genere», «orientamento sessuale» e «identità di genere». Tutti vengono cancellati per spiegare che le discriminazioni punite sono, oltre al tema della disabilità, quelle «fondate sull’omofobia e sulla transfobia», come inizialmente previsto dal ddl Scalfarotto, uno dei testi che all’inizio sono stati alla base del provvedimento. E’ prevista inoltre l’abolizione dell’articolo 4, la cosiddetta «clausola salva idee», inserito sempre alla Camera per garantire ulteriormente la libertà di espressione, perché si tratta di un principio già tutelato dalla Costituzione.

L’ultima modifica riguarda infine l’articolo 7 che istituisce per il 17 maggio la Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia con iniziative nelle scuole. L’emendamento renziano chiede il rispetto «dell’autonomia scolastica» rispondendo così alle preoccupazioni espresse dal Vaticano per quanto riguarda le scuole cattoliche. Va detto che il riferimento all’autonomia scolastica chiesto ora da Italia viva è già previsto nel ddl Zan.

«Le proposte di modifica formulate da Italia viva mi lasciano interdetta», è la reazione a caldo di Monica Cirinnà. Per la senatrice dem «Renzi e Faraone così gettano la maschera e in un colpo solo delegittimano la loro ministra Elena Bonetti, le deputate e i deputati di Iv e la stessa Lucia Annibali, prima firmataria dell’emendamento che introdusse l’articolo 1 che oggi Iv vorrebbe sopprimere».

Critica verso le modifiche anche la senatrice del Movimento 5 Stelle Alessandra Maiorino: «Gli emendamenti di Italia viva al ddl Zan sono un fine trucchetto o, per chiamarli più precisamente, sono un cavallo di troia. Modifiche all’apparenza ragionevoli che però non trovano accoglienza nella comunità Lgbti». Per il capogruppo Pd in commissione Giustizia Franco Mirabelli, invece, «mettere in discussione l’identità di genere o escludere dalla tutela le persone in transizione per noi non è accettabile». Per Mirabelli a questo punto l’unica via percorribile resta quella di andare direttamente in aula il 13 luglio con il testo Zan: «Io mi aspetto – conclude – che tutte le forze che hanno sostenuto votato lo Zan alla Camera difendano il testo che insieme abbiamo voluto».