Matteo e Sergio sono ormai una coppia affiatata. Non hanno bisogno di molto tempo: un’ora basta e avanza per celebrarsi a vicenda. Uno spot elettorale in piena regola. Veloce, diretto, senza troppi impegni. A Melfi, nella Basilicata che domenica non vota, questa mattina il presidente del Consiglio arriverà in elicottero. Farà un rapido giro del nuovo stabilimento modello che ha soppiantato Pomigliano ed è assurto a simbolo della «ripresa». Dall’inizio dell’anno oltre ai 5.500 operai Sata ci lavorano circa 1.500 interinali. Oggi Marchionne annuncerà la loro stabilizzazione. Quella già annunciata il 12 gennaio, per quando sarebbe stato «approvato il nuovo contratto a tutele crescenti». E cioè: il primo marzo.

Sergio farà il Matteo. Un annuncio spot, senza numeri e tempistiche precise. Lasciando molti punti interrogativi. Perfino la possibilità che ad assumere i lavoratori non sia Fca, bensì le stesse agenzie interinali che si sono arricchite con i contratti in somministrazione e che potrebbero godere anche degli sgravi contributivi concessi dal governo.

Renzi e Marchionne parleranno da dentro una fabbrica che è molto diversa da come verrà descritta. Si tratta infatti della prima ad applicare i 20 turni, un aumento di ore di lavoro senza precedenti. Un modello opposto all’accordo presentato in pompa magna ieri a palazzo Chigi con un’altra multinazionale – la Volkswagen proprietaria della Lamborghini che a Sant’Agata bolognese assumerà 500 lavoratori e limiterà l’uso degli interinali e farà sottoporre ogni scelta al voto dei lavoratori.

A Melfi invece non si riescono a votare neanche gli Rls – i rappresentanti per la sicurezza – previsti per legge. La prima elezione libera in Fca, che includerebbe la Fiom finora totalmente esclusa, è rimandata a data da destinarsi perché per far votare i lavoratori le necessarie ore di assemblea per il 2015 sono già finite. I sindacati, uniti per una volta, hanno chiesto all’azienda di poter avere un anticipo sulle ore di assemblea del 2016. La risposta finora è negativa.

Sergio e Matteo stamattina «parleranno da dentro le mura dello stabilimento, ma senza parlare a chi ci lavora dentro», spiega Massimo Brancato della Fiom che ieri ha completato il volantinaggio di tutti gli operai «per chiedere a Renzi di non fare solo un giro di campo a prendere applausi, ma spiegare loro perché dovranno lavorare anche il 2 giugno, straordinario comandato nel giorno della festa della repubblica».

Alla Fiom a Melfi, come in tutte le fabbriche Fiat, «viene impedito di esercitare la funzione sindacale: è come giocare una partita 9 contro 11 e senza il portiere». E allora il sindacato di Landini, assieme al Nidil Cgil, ha cambiato strategia. Un sito, un profilo Facebook e Whatsapp per entrare in contatto con i 1.500 interinali Fca e con i 500 dell’indotto riunito nel consorzio Acm. «Per farlo abbiamo dovuto spiegare che tutto avviene in modo informale perché per loro parlare con la Fiom significa rischiare la stabilizzazione». In sole tre settimane centinaia di contatti. Il cui tratto comune è lo stupore: «Davvero ho diritto alla malattia?», «Posso detrarre le spese odontoiatriche?», «Ho un cristo di diritto al rimborso dell’asilo nido!».

Il copyright di Renzi – «metterci la faccia» – è impossibile anche per chi è assunto da anni. Per denunciare la situazione delle donne alle prese coi venti turni – «Si lavora 6 mattine, poi si riattacca domenica sera per 4 notti; poi due giorni di riposo, 3 pomeriggi di lavoro (compresa una domenica), due giorni di riposo, 3 notti di lavoro, due riposi e altri 4 pomeriggi di lavoro. E lunedì alle 6 si ricomincia daccapo. È come vivere in un continuo cambio di fuso orario» – una lavoratrice ha dovuto usare lo pseudonimo: Ape Operaia. Questo sì che piacerebbe a Sergio e Matteo.