Alla fine la risposta di Renzi al M5S è arrivata e nonostante gli ultimatum di Grillo e Casaleggio e lo scambio di accuse reciproche delle ultime ore, il premier non ha sbattuto la porta in faccia ai grillini. Anzi. Nella lettera che ieri il Pd ha recapitato ai parlamentari a 5 stelle sembra che tra i due litiganti le distanze rimangano, sì, ma sotto sotto non siano davvero incolmabili. Solo su un punto, l’elezione dei 74 consiglieri regionali a Palazzo Madama, ci sarà da discutere, ma è l’unico vero punto di frizione. Per il resto sulle dieci risposte date dal Movimento agli altrettanti punti posti da Pd, da parte di Renzi è tutto uno smussare gli angoli fatto di «vedremo», «siamo d’accordo», «se ne può parlare con gli altri partiti».
Se si tratta di solo di melina fatta da Renzi per prendere tempo e intanto procedere con le riforme, oppure di un vero avvicinamento si scoprirà presto, nel prossimo incontro tra le delegazioni dei due partiti. «Vi diamo la disponibilità per le giornate di giovedì o venerdì. Va bene presso la Camera, va bene in streaming, fateci sapere», ha scritto il premier. Un’apertura che potrebbe aver bloccato una possibile partecipazione di Grillo all’incontro, rimasta in forse per molte ore e infine smentita in serata. Arrivato ieri a Roma, il leader assisterà oggi al senato al dibattito sulle riforme e nel pomeriggio incontrerà i suoi parlamentari.
Seppure non priva di qualche frecciatina in puro stile renziano («Vogliamo incoraggiare quella parte di voi che ha desiderio di confrontarsi per il bene del Paese», scrive il premier rimarcando le divisioni interne al movimento) Renzi sottolinea i punti in comune. E incassa un punto fondamentale per lui come la governabilità«Scrivete che siete dosponibili a un ballottaggio e ci pare che questo argomento sia molto importante», scrive. «Voi volete assicurare un premio che arrivi al massimo al 52%. Nell’Italicum al massimo al 55%, nella legge elettorale dei sindaci è al 60%. Si tratta di discutere le soglie, ma se accettate il principio che un vincitore ci vuole sempre è un grande passo avanti».
Renzi apre poi alla richiesta del Movimento che il premio di maggioranza venga assegnato al partito che vince le elezioni e non alla coalizione. «Una posizione legittima che rafforza il bipartitismo a scapito del bipolarismo», dice il premier con parole che di certo non devono essere piaciute a Silvio Berlusconi. E sempre sulla govenabilità dice di essere contrario a maggioranze che vivnono grazie a soli cinque parlamentari di diferenza tra maggioranza e opposizione, con la governabilità appesa così al raffreddore degli eletti. «Non possiamo – scrive Renzi – accettare una maggioranza che sia in balia dell’aspirina (o, se la citazione vi ricorda qualcuno, del Maalox»).
Apertura alla discussione, infine, anche su immunità, titolo V e destino del Cnel, mentre su come dovrà essere il nuovo Senato, «siamo quasi d’accordo» a parte il particolare, non secondario, di come dovranno essere eletti i senatori.
Ora che il dibattito sulle riforme è cominiciato a Palazzo Madama, ancora di più Renzi vuole accelerare, al punto che nella lettera al M5S detta i tempi: a partire dalla legge elettroale che, dice, «va approvata il prima possibile». «Dovendo azzardare dei tempi – scrive il premier – potremmo dire che entro il 2014 si approva definitivamente la legge elettorale. Nel 2015 definitivamente la riforma costituzionale per poi procedere al referendum».
La risposta di Renzi ha riacceso le polemche dentro il M5S tra favorevoli e contrari al dialogo. E non sono pochi coloro che ieri sera bollavano le aperture fatte dal premier come una sorta di contentino a trattare su aspetti secondari dell’Italicum, lasciando però intatta la struttura della legge. Una difficoltà in più per Luigi Di Maio, il vicepresidente della Camera sotto accusa nel M5S proprio per il ruolo assunto nella trattativa con il governo, che guiderà la delegazione grillina nel nuovo incontro con Renzi. Intanto il M5S ha annullato la partecipazione al sit in contro le riforme previsto per oggi alle 11 davanti al Senato.