Giornata intensa in Ucraina, sotto molti punti di vista. Nell’est del paese, nella zona nota per le miniere e le industrie, una nuova tragedia ha coinvolto dei lavoratori. Ieri -secondo quanto ha riferito il presidente del parlamento ucraino – un’esplosione ha colpito la miniera Zasyadko a Donetsk.

Le cifre fornite sulla tragedia non concordano granché, tra le varie fonti. Secondo il sindacato indipendente dei minatori ucraino, al momento dell’esplosione sarebbero state 207 le persone al lavoro nella miniera. Di queste 47 sarebbero ancora disperse. Secondo il ministero delle emergenze della repubblica popolare di Donetsk oltre 70 minatori sono rimasti intrappolati e almeno 32 sarebbero le vittime.

A tutte queste voci ha replicato il capo dell’amministrazione distrettuale, Ivan Prikhodko, che ha respinto le affermazioni del presidente del Parlamento ucraino definendo «immorale» parlare di 32 morti (sarebbero 10 per ora) visto che le squadre di soccorso non avevano ancora raggiunto la zona della deflagrazione. Si tratta di una nuova tragedia che fa da sfondo a un’intensa giornata diplomatica, contrassegnata dall’incontro tra il premier italiano Matteo Renzi e il presidente ucraino Petro Poroshenko.

Incontro non senza «tensione», perché precedente a quello di oggi tra Renzi e Putin. La posizione dell’Italia non è comodissima: i media ucraini hanno tenuto a ricordare le accuse nei confronti di Mogherini e della nostra diplomazia, circa una presunta vicinanza alla Russia. E del resto tutti sanno che oggi Putin e Renzi parleranno di Ucraina, ma soprattutto di Libia e Medio oriente. E non è escluso che non esca dal cilindro di Renzi e Putin un’idea di alleanza, magari anche con il generale al Sisi, per recuperare l’ipotesi di una guida comune per un ipotetico intervento diplomatico in Libia.

Nel frattempo Poroshenko ha chiesto a Renzi di perorare la causa di Savcenko, la «top gun» ucraina arrestata da Mosca (e al centro di un contenzioso che va avanti da tempo) guadagnando i complimenti del premier italiano. Secondo Renzi – infatti – Poroshenko è l’uomo giusto per fare le riforme di cui ha bisogno l’Ucraina. «Tutti noi – ha specificato Renzi in conferenza stampa – vogliamo il rispetto dell’indipendenza e della sovranità dell’Ucraina».

«Voglio ringraziare l’Italia per l’atteggiamento espresso da Renzi, di un sostegno all’Ucraina molto fermo e forte», ha ribadito Poroshenko in segno di amicizia. Tra convenevoli, il premier italiano ha dunque ribadito la vicinanza italiana a Kiev, confermando la necessità di rispettare gli accordi di Minsk e ha sottolineato la necessaria partnership strategica a livello economico. «La questione economica in Ucraina ha una rilevanza fondamentale – ha detto Renzi – faremo di tutto con le nostre imprese e le banche per dare il massimo supporto possibile all’Ucraina».

E ha proseguito: «Dobbiamo implementare il percorso di Minsk. La priorità della questione economica è sotto gli occhi di tutti. Ognuno deve dare attenzione alla situazione economica. Noi faremo la nostra parte».
Il fulcro del viaggio di Renzi, però, sarà concentrato oggi a Mosca. Il premier (che non vuole ricevere domande su quanto discuterà con il leader russo) però avrà ben altro personaggio davanti a sé e con ben altri intenti. Renzi dovrà provare a irretire con la sua parlantina e la sua ricerca della captatio benevolentiae una vecchia volpe come Putin. Gli scopi del viaggio di Renzi, sono stati spiegati dal viceministro agli Esteri, Lapo Pistelli: sarà una «visita di poche ore in un momento particolarmente delicato», con due obiettivi: responsabilizzare la Russia sia riguardo la situazione in Ucraina sia riguardo i vari «dossier» relativi al Medio Oriente.

E Putin è alle prese con la questione interna relativa all’omicidio Nemtsov, ma tutto sommato rispetto all’Ucraina è ben soddisfatto. Ha ottenuto a Minsk quanto voleva: un cuscinetto tra Mosca e l’europa. Intanto nel Donbass, si è aperto un altro straordinario fronte di guerra, confuso e dai tratti inquietanti, tra ceceni, che stando alle rivelazioni di The Intercept – utilizzerebbero l’Ucraina come zona di passaggio di jihadisti e nazionalisti russi: un comandante ceceno, già impegnato nella guerra contro Mosca, è stato ucciso in circostanze misteriose.