Da Bordeaux, dove si trova per lavoro, parla al manifesto Hervé Falciani, l’ingegnere informatico che con le sue rivelazioni ha tolto il sonno a molti dei 130.000 titolari di conti correnti svizzeri, presunti evasori fiscali. L’unico vero cambiamento, in Italia, lo vede nel Movimento 5 Stelle e sulla lotta all’evasione fiscale non apprezza differenze tra Renzi e Berlusconi. E sulla volontary disclosure, appena prorogata dal governo, ha una certezza: «Serve solo a fare cassa».

Falciani, come procede la sua battaglia?

Spero diventi sempre meno la mia battaglia e un po’ più quella di tutti i cittadini, perché tutti possano essere più coscienti e non venire più presi in giro dai politici e da quanti vogliono farci credere che non ci sono alternative.

In base alla sua esperienza è possibile tracciare una geografia europea dell’evasione fiscale?

Ci sono evidentemente paesi dove le leggi e il contesto sociale hanno indebolito la lotta all’evasione fiscale. Credo che la minaccia più grande arrivi dalle grandi multinazionali e dai meccanismi che utilizzano per non pagare le tasse. Ci sono due aspetti molto importanti. Il primo è l’importanza del change of value che consente loro di lasciare una piccola parte di attività economica in un paese e spostare tutto il resto nei paesi più convenienti. Inoltre, è sempre più importante la trasformazione tecnologica che stiamo vivendo nei sistemi di pagamento. I pagamenti effettuati attraverso vecchi strumenti come le carte di credito, ad esempio, giocano un ruolo importantissimo nell’evasione fiscale. Solo modificando questi due elementi possiamo veramente cambiare le cose.

In Italia come siamo messi?

L’Italia è certamente uno dei paesi più esposti a questo fenomeno. L’era Berlusconi ha rappresentato un colpo molto duro alle leggi contro l’evasione. E anche adesso non vedo cambiamenti. Nel vostro paese ci sono grandi possibilità per cambiare le cose, paradossalmente proprio grazie alla sempre minore fiducia che i cittadini hanno nella politica. Penso al Movimento 5 Stelle. E ci sono opportunità soprattutto sulla questione dei sistemi di pagamenti e delle transazioni finanziarie. Oggi possiamo gestire tecnologicamente sistemi di pagamento capaci di bypassare il sistema delle banche e degli intermediari finanziari.

In che modo?

Non è un caso che ci siano già degli istituti bancari che hanno investito su questo tipo di infrastrutture, senza intermediari finanziari. Basterebbe creare un sistema di pagamento come il peer to peer per combattere l’evasione fiscale alla radice, evitando così la nascita di società offshore o di paradisi fiscali. Se un governo domani decidesse di gestire un sistema di pagamento di questo tipo, come prima cosa abbatterebbe notevolmente il costo di una transazione finanziaria. Oggi, tutte le volte che usiamo le carte di credito paghiamo una commissione che si aggira intorno al 3%, percentuale che si somma anche ai costi di gestione del conto corrente.

Lei in passato ha dichiarato che Silvio Berlusconi, nel 2010, le disse che la sua lista non era utilizzabile. Qualche settimana fa, la Corte di Cassazione con due sentenze ha definitivamente decretato la piena utilizzabilità della lista Falciani nei contenziosi con l’amministrazione fiscale. Come commenta questa decisione?

Questo non è avvenuto solo in Italia. È successo lo stesso in Svizzera, dove il ministro della giustizia ha stabilito che le informazioni contenute nella lista Falciani possono essere utilizzate a patto che le informazioni non siano state acquistate. Quello che è avvenuto in Italia è soprattutto merito della pressione che c’è stata a livello internazionale.

Vede il governo Renzi sensibile al tema della lotta all’evasione?

Non vedo alcuna differenza con i governi precedenti. Nessun cambiamento.

In questi giorni in Italia a molti evasori è consentito il rientro dei capitali dall’estero. Peraltro, il fisco italiano consentirà anche a chi è presente nella sua lista, di aderire alla «voluntary disclosure», a patto che non sia iniziata nessuna forma di accertamento. Lei crede che misure di questo tipo siano efficaci?

Sono provvedimenti buoni solo per fare cassa in poco tempo, in un clima di continua emergenza che viene creato dai mercati e dalla stessa finanza. Proprio per questo insisto molto sui sistemi di pagamento alternativi. Chi aderisce alla voluntary disclosure, una volta dichiarati i capitali, può lasciarli tranquillamente all’estero. È ovvio che dopo continuerà a movimentarli ovunque voglia. È vero che da quel momento dovrà rendere visibile una parte delle proprie attività, ma in cambio avrà evitato le multe. Sono i limiti di misure di questo tipo.

Lei crede che oggi la politica sia “controllata” dalla finanza? Che ci siano casi in cui i governi siano, di fatto, assoggettati ai poteri finanziari?

Questi poteri sono gli unici ad essere ascoltati, grazie anche alla forza delle lobby. Quando vediamo che come governatore della Banca di Francia è stato chiamato Villeroy de Galhau, l’ex direttore della BNP Paribas, banca presente con le sue filiali nei paradisi fiscali (come recentemente rivelato da France Info, ndr), capiamo perché il cambiamento non può certo venire da loro. Ci sono esperti della società civile, presenti nelle Fondazioni, nell’economia e nelle università, molto più adatti a promuovere il cambiamento necessario.

In Italia chi ha mostrato interesse per la sua battaglia?

Il Movimento 5Stelle, come singole personalità Antonio Di Pietro e molti magistrati che conoscono bene il problema dall’interno. Mi dà molto dispiacere constatare che con gli altri partiti non c’è stato modo neanche di scambiare due parole.

Perché secondo lei l’evasione fiscale è così tollerata a livello sociale?

Perché non è compresa fino in fondo.

Forze politiche come la greca Syriza, la spagnola Podemos, e in Italia Movimento 5 Stelle si sono mostrate le più vicine ai temi da lei sollevati.

Hanno capito che non si tratta di mettere altre tasse, ma di toglierle agli unici cittadini che le pagano.

Domenica si vota in Grecia, paese di grandi evasori…

Alexis Tsipras, Syriza, Yanis Varoufakis conoscono bene i cambiamenti necessari e possibili.

Nessun contatto con il Vaticano? Papa Francesco sta rinnovando profondamente la Chiesa, potrebbe anche chiamarla, non crede?

Sto sempre aspettando un segnale divino.