Il presidente del consiglio Matteo Renzi conferma: le intenzioni del governo sono quelle di non rimborsare tutto a tutti per rispondere alla sentenza della Consulta sulle pensioni, ma solo «in parte». «Restituiremo una parte dei soldi di queste pensioni»; «negli ultimi tempi ci stiamo specializzando nel risolvere problemi creati da altri», ha dichiarato il premier a Radio Anch’io.

Il capo dell’esecutivo ha poi aggiunto: «Purtroppo» i soldi dei rimborsi «non andranno ai pensionati da 700 euro al mese. Ma la mia preoccupazione è per chi prende poco, poco, poco». A rimarcare quasi che la decisione che si prenderà sarà mossa da criteri di equità verso chi ha meno. Concetto ribadito, quello del diritto della politica a interpretare la sentenza, pur dichiarando il rispetto verso la Consulta: «La Corte Costituzionale non ha detto che non si può fare il blocco delle pensioni, ma che in quel modo non andava bene. C’è da ripensare quel modello di organizzazione delle pensioni, lo faremo nel corso dei prossimi giorni e nei prossimi mesi».

Giorni e mesi che potrebbero essere necessari anche per stabilire i rimborsi, le ripartizioni, le differenti entità: perché se è vero che da un lato il governo ha annunciato che il tema verrà affrontato nel consiglio dei ministri di lunedì, è anche vero dall’altro lato che non è stato fissato un ordine del giorno, quindi si potrebbe decidere di non decidere, di rinviare. Anche perché incombono le elezioni regionali. Vaghezza che ieri traspariva nelle parole del ministro del Welfare Giuliano Poletti: «C’è un consiglio dei ministri convocato – ha detto rispondendo a una domanda sull’argomento – è possibile che se ne discuta. Non abbiamo ancora preso una decisione». Il governo «sta facendo elaborazioni» sui costi, ha infine aggiunto il ministro.

Ieri intanto si sono fatte sentire anche le agenzie di rating, e in particolare Standard & Poor’s: «A nostro avviso il consolidamento di bilancio del 2015 è basato più sulla riduzione degli interessi che sul miglioramento del bilancio primario», ha spiegato S&P sulla situazione dei conti italiani, aggiungendo poi che la sentenza della Consulta sulle pensioni «complica il conseguimento degli obiettivi di bilancio».

L’Inps, dal canto suo, ha diffuso i dati sulle pensioni dei dipendenti pubblici: hanno in media pensioni pari a 1.772 euro, di oltre il 70% superiori a quelle medie vigenti per i dipendenti privati (1.026 euro). Per i circa 2,8 milioni di pensionati pubblici l’Inps ha speso nel 2014 quasi 65 miliardi di euro con un aumento dello 0,75% sul 2013. Gli assegni (come peraltro accade nel privato) sono superiori in media per gli uomini con 2.175 euro a fronte dei 1.486 delle donne.

La differenza tra le pensioni diventa ancora più rilevante se si guarda alle gestioni dei lavoratori autonomi (753 euro l’importo medio degli assegni vigenti) e dei parasubordinati (159 euro).