Prima, a manganellate ancora calde, lo sfogo: «Basta! Renzi invece che fare slogan del cazzo, dica una parola di quello che sta succedendo. E si vergogni! C’hanno da chiedere scusa ai lavoratori. Altro che balle, Leopolde e cazzate varie. Basta! Hanno rotto le scatole, questo è il problema. E dobbiamo prendere anche le botte noi che paghiamo le tasse, dobbiamo essere anche picchiati. Ma che diano l’ordine di colpire chi c’è da colpire! In un paese di ladri, di gente che evade, di corruzione, se la vengono a prendere con gli unici onesti».

Poi sotto il ministero, assieme a Marco Bentivogli della Fim Cisl, l’intervento a placare gli animi dei lavoratori manganellati di Terni che se la prendono con la Polizia sbagliata, quella che è abituata a trattare con i «disperati di via Molise». «Fermatevi, queste cose non si fanno, così passiamo dalla parte del torto».

Infine, l’incredulità nel racconto ai lavoratori della Trw di Livorno, terza vertenza giornaliera nel paese «in ripresa». «Roba da matti, roba da matti. La piazza era circondata appena siamo avanzati hanno iniziato a picchiarci e ora vogliamo sapere chi ha dato l’ordine».

A metà pomeriggio Maurizio Landini ha ancora male al braccio sinistro colpito dalla polizia e il volto scosso. Giubotto nero, zaino e maglietta della salute d’ordinanza, camicia e maglione color vinaccia, la sua divisa da sindacalista è la solita. «Io una cosa così non l’ho mai vista. In tanti anni da operaio e da sindacalista partire così per menare quando noi ci stavamo solo avvicinando? Non ci si crede», dice strabuzzando gli occhi.

«Ho chiamato subito Delrio», conosciuto come sindaco di Reggio Emilia e unico del governo con cui rimane in contatto. «Gli ho chiesto di chiarire immediatamente cos’è successo. Mi ha richiamato e mi ha detto che ci convocherà il sottosegretario all’Interno Bubbico appena ha finito di capire come sono andate le cose nella catena di comando. Di certo vogliamo andare fino in fondo e non ci accontenteremo delle solite promesse, qua le responsabilità ci sono e i responsabili vanno puniti».

La certezza di essere di fronte a una decisione premeditata c’è. «Io ero lì in prima fila e ho sentito molto bene che a un certo punto è arrivato l’ordine». «Sì, sì», confermano i ragazzi del servizio d’ordine: «È arrivato un “Carica” e due ragazzotti sono partiti a testa bassa». L’incredulità viene rapportando l’incredibile mattinata con i tanti altri viaggi operai della speranza arrivati a Roma. «Come tutte le volte che c’è una vertenza di questo tipo volevamo arrivare al ministero, altro che occupare la stazione Termini come dice adesso la polizia. Di andare sotto il ministero ci è sempre stato consentito e difatti dopo ci hanno fatto passare. Per questo non mi sarei mai aspetato che la polizia manganellasse».

La Fiom intanto conta i feriti. In quattro all’ospedale: il più grave è Gianni Venturi, inoffensivo coordinatore nazionale siderurgia finito a terra e calpestato. È stato trattenuto in ospedale per accertamenti con il collarino cervicale e un ematoma vastissimo in testa. Poi due operai di Terni dimessi nel pomeriggio dopo i tagli in testa suturati. L’ultimo ad arrivare in ospedale è Rosario Rappa, braccio destro di Landini e segretario confederale con delega alla siderurgia. Lui la manganellata l’ha presa, il sangue scendeva copioso. Ma ha voluto a tutti costi andare al ministero e salire a parlare con il ministro Federica Guidi con il sangue sulla camicia. Ma alla fine la botta si fa sentire e anche Rappa decide per il pronto soccorso dove è stato sottoposto a una Tac.

Landini si informa sulle condizioni dei suoi. È preoccupato. L’uomo che ormai è una piccola icona mediatica, è talmente scosso da rifiutare interviste e interventi televisivi. «Oggi è stata proprio una giornataccia, ora è meglio stare zitti».

Video (dal corriere.it): Landini dopo la carica della polizia agli operai Ast: “Il governo chiarisca, il diritto di manifestare è sacro”