In piazza per fermare i ddl Cirinnà sulle unioni civili, A chiamare alla mobilitazione è il comitato «Difendiamo i nostri figli» organizzatore di un nuovo Family Day. «La macchina per una nuova grande mobilitazione a Roma per dire no alla rottamazione della famiglia, del matrimonio e di mamma e papà è partita a pieno ritmo», ha spiegato ieri su Facebook il comitato smentendo però quella del prossimo 30 gennaio come la data prescelta per la manifestazione.
Date a parte, la mobilitazione degli integralisti cattolici è cominciata. La speranza degli organizzatori è di ripetere il successo ottenuto con il Family Day di giugno a piazza San Giovanni, anche se poi l’iniziativa non ha portato a nulla di concreto. Questa volta l’auspicio di chi vuole fermare le unioni civili, e in modo particolare la possibilità di adottare il figlio biologico del partner, è di influenzare il parlamento proprio nei giorni in cui sarà ripresa la discussione del testo, in programma per il 26 gennaio nell’aula del Senato. Speranza alimentata anche dalle divisioni che sulla stepchild adoption continuano a scuotere il Pd, con i cattolici dem intenzionati a forzare la mano per imporre come alternativa all’adozione un «affido rafforzato.
Nonostante le promesse del passato (una regolamentazione delle unioni civili e la stepchild adoption fanno parte degli impegni presi da Renzi una volta giunto prima alla guida del partito e poi a quella del governo), in questi giorni il premier sembra vacillare. Una decisione su cosa fare potrebbe essere presa nella riunione di direzione fissata per lunedì prossimo, ma già oggi Renzi potrebbe incontrare il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi e i capigruppo di Camera e Senato, Ettore Rosato e Luigi Zanda, per provare a trovare una soluzione in grado di accontentare tutti, salvando così l’unità del partito. Messa in forse soprattutto dai tanti interventi degli esponenti cattolici, attivissimi nel mettere i bastoni fra le ruote all’iter di una legge per la quale il premier si è speso in prima persona.
L’idea sarebbe quindi una formula che vada al di là della stepchild adoption e dell’affido rafforzato. «Senza stravolgere il testo Cirinnà si potrebbero trovare degli aggiustamenti che guardino all’unità del Pd e della maggioranza», spiegano al Nazareno.
Impresa difficile. Sia perché gran parte del Pd è a favore della stepchild adoption e preferirebbe non votare nessuna legge piuttosto che un compromesso al ribasso. Sia perché qualunque cedimento sul ddl Cirinnà, considerato da molti già una mediazione, significherebbe prestare il fianco alle accuse del M5S, che si è detto pronto a votare il testo così com’è, con il rischio di regalare voti al movimento di Beppe Grillo. «Ricordo che al congresso del Pd del 2013 uscì largamente vincitrice la proposta di Renzi che prevedeva le unioni civili alla tedesca e la stepchild adoption», ha detto ieri il sottosegretario alla riforme Ivan Scalfarotto.