Come era avvenuto a Milano due giorni fa, per la visita all’Expo 2015, è stato allestito un forte dispositivo di sicurezza anche per l’arrivo ieri di Benyamin Netanyahu a Firenze, dove il premier israeliano questa sera vedrà il Presidente del Consiglio Renzi. Una visita che non piace a tutta Firenze. I comitati e le associazione di amicizia e solidarietà con il popolo palestinese contestano il caloroso benvenuto che il sindaco Dario Nardella ha riservato ieri a Netanyahu e ricordano che poco più di un anno fa, quando Israele era impegnato nell’operazione “Margine Protettivo” a Gaza, le strade di Firenze si riempirono di manifestanti che chiedevano la fine dell’offensiva costata la vita a circa 2200 palestinesi e il ferimento di altre migliaia. In quelle giornate, e ancora oggi, molto fiorentini accusarono il primo ministro israeliano di crimini di guerra.

 

Netanyahu in questi ultimi due giorni ha ripetuto cose già ascoltate in altre visite nel nostro Paese. Ha sottolineato i legami sempre più stretti tra Israele e Italia e ha esaltato i traguardi scientifici e tecnologici raggiunti dal suo Paese e che ora, a suo dire, sarebbero a disposizione del mondo. Insomma, ha fatto il leader di Israele. Chi non sarebbe un leader, uno statista, e non farebbe gli interessi del suo Paese, denunciano non pochi italiani, è Renzi che, come era avvenuto a luglio in Israele, mostra un atteggiamento di totale sottomissione nei confronti del capo di un governo di destra radicale che, tra le altre cose, durante le elezioni legislative israeliane dello scorso marzo si è ripetutamente espresso contro il diritto dei palestinesi all’indipendenza e alla piena libertà, non mancando di esortare i cittadini ebrei ad andare a votare per contrastare l’alta affluenza alle urne dei cittadini arabi. Senza dimenticare che nei giorni scorsi Netanyahu ha nominato nuovi tre ambasciatori, ultranazionalisti, tra i quali la giornalista ed ex parlamentare italo-israeliana Fiamma Nirenstein (una fiorentina peraltro) che, come ha evidenziato a inizio settimana l’analista Alon Liel della tv israeliana I24, «ha regolarmente espresso il suo sostegno per le politiche pro-insediamenti di Tel Aviv mostrando solidarietà ai coloni anche quando le loro azioni avrebbero meritato una dura condanna».

 

L’indice di tanti è perciò puntato contro Renzi. «Nel suo tentativo di revisionismo del conflitto israelo-palestinese – ricorda, ad esempio, il Bds-Italia esortando Firenze a manifestare il suo dissenso – Renzi non ha mancato di sottolineare come Israele, nato nel 1948, rappresenti addirittura le nostre radici e il nostro futuro. La Firenze antifascista, antirazzista e antisionista ritiene di non aver niente in comune con chi ha fatto delle aggressioni militari, dell’apartheid, della pulizia etnica e dell’occupazione la cifra della propria azione politica».

 

E in queste ore i fiorentini, ben noti per il loro senso dell’umorismo, non mancano l’occasione per sganciare qualche battuta su Renzi, in particolare sull’inglese tutt’altro che impeccabile che il Presidente del Consiglio ama sfoggiare durante i viaggi all’estero e gli incontri internazionali. «Renzi ha invitato Netanyahu nella città del Devid di Maichelangelo» ha commentato qualcuno in rete, ricordando la bizzarra pronuncia del premier italiano quando all’Università di Tel Aviv fece riferimento alla famosa opera d’arte di Michelangelo.