Dopo le vacanze natalizie Matteo Renzi ricomincia il tour nelle imprese e il conflitto contro le sue riforme del mercato del lavoro si risveglia. Stamattina il presidente del Consiglio visiterà la Granarolo di Bologna e i lavoratori aderenti alla Flai-Cgil hanno dichiarato uno sciopero di due ore, dalle nove alle undici. In concomitanza della visita ad uno delle aziende pilastro del mondo delle cooperative, i lavoratori hanno organizzato un presidio davanti al caseificio.

«È uno sciopero contro il Jobs Act, non contro la Granarolo. La qualità simbolo di questa azienda contrastano con i provvedimenti del Governo sul lavoro» afferma Mauro Macchiesi, segretario nazionale della Flai-Cgil. Una presa di posizione che la federazione dei lavoratori dell’agroindustria spiega in termini drastici: «Il Jobs act ci rende tutti braccianti alla mercé dei caporali».

Macchiesi, poi, approfondisce l’analisi e spiega che questa non è una metafora, ma una precisa tendenza dell’organizzazione del lavoro all’interno del settore agroalimentare dove ci sono numerose aziende medio-grandi.

«In questo settore – afferma – ci sono grandi aziende con centinaia di addetti dove i provvedimenti sul demansionamento e la riduzione di un ulteriore 10% dei contratti di solidarietà avranno un grande impatto». Prima dell’approvazione del Jobs Act, infatti, questa misura era stata adottata per evitare la perdita di professionalità in aziende dove la produzione segue un processo complesso e richiede saperi e esperienze specifiche.

Secondo Flai-Cgil il Jobs Act mina alla base questo sistema. «Sono provvedimenti che penalizzano sia i lavoratori che quella parte della contrattazione che abbiamo usato per stabilizzarne a migliaia negli ultimi anni» sostiene Macchiesi.

Lo scenario più probabile che si prepara viene descritto in questi termini dal sindacalista: «Nel nuovo sistema prospettato una parte dei posti di lavoro di chi è messo in mobilità viene sostituito con lavoratori stagionali o a tempo parziale. Viene insomma minato la funzione contrattuale del sindacato per stabilizzare i posti di lavoro».

L’analisi di Marchiesi termina con la descrizione di uno scenario nell’agroindustria bolognese tutt’altro che lontana dalla possibilità di realizzarsi: «Il Jobs Act precarizza tutti i rapporti di lavoro. Dentro le nostre fabbriche il rischio è che ci siano meno dipendenti e più cooperative di intermediazione di manodopera. Sta accadendo in un settore come quello della macellazione, ad esempio. Il provvedimento adottato dal governo aiuta fenomeni di questo tipo che oggi cominciano ad essere presenti nei grandi stabilimenti del settore».

Si spiega così la descrizione del mercato del lavoro riformato dal Jobs Act nei termine dell’ancestrale, ma sempre attuale, lavoro agricolo: «Con il controllo a distanza, il voucher, e altre misure il governo progetta di trasformare il rapporto tra l’azienda e il lavoratore sul modello che lega il caporale al bracciante» conclude Macchiesi. Lo stesso rapporto che, nel cosiddetto postfordismo, domina in gran parte delle forme del lavoro precario, intermittente, a chiamata, in collaborazione o a progetto.

La decisione presa dalla Flai Cgil di scioperare contro Renzi in occasione della visita alla Granarolo ha provocato polemiche con la Uila, la federazione della Uil con la quale il sindacato di Susanna Camusso ha organizzato lo sciopero generale del 12 dicembre scorso.
«La Uil ha criticato in maniera netta e chiara le iniziative del governo relative al Job Act e alla recente legge di stabilità – ha detto il segretario nazionale della Uila Gabriele De Gasperis – Non vediamo, però, quale sia il legame tra queste giuste rivendicazioni e lo sciopero indetto dalla Flai-Cgil».

I lavoratori della Uila presenzieranno all’incontro con Renzi, insieme alle loro rappresentanze territoriali fa sapere De Gasperis secondo il quale il Jobs Act «non può condizionare il rapporto con un’importante azienda come la Granarolo, con cui le organizzazioni hanno, negli anni, saputo costruire e valorizzare un importante sistema di relazioni sindacali».